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Pacco 100% Anonimo
Quella mattina, Priscilla si svegliò particolarmente di buon’umore.
I rumori che arrivavano dal bagno le suggerirono che Francesco si era già alzato e si stava facendo una doccia. Lei, con ancora gli occhi chiusi, si stiracchiò sotto le lenzuola.
Il letto era ancora caldo dal lato di Francesco, e il suo odore le penetrò nelle narici.
Finalmente era arrivato il tanto atteso giorno della mostra: quel pomeriggio, con indosso il suo nuovo ovetto vibrante, il suo uomo l’avrebbe portata in giro per le sale della galleria, a cercare un bel bull con cui giocare.
Come sarebbe stato? Che tipologia d’uomo avrebbe scelto come amante occasionale?
Immaginarselo le fece venire più fame della colazione: Francesco doveva aver finito di lavarsi perché ora dalla cucina arrivava profumo di caffè e pancake. Forse glieli stava preparando ancora nudo e bagnato… Ma lei non aveva fretta di alzarsi, almeno fin tanto che le sue dita erano impegnate a stuzzicarle il clitoride.
Alle 17:30 in punto, la coppia parcheggiò a pochi metri dalla galleria dove si stava tenendo la mostra: dalle storie della pagina Instagram avevano appreso che c’era una buona affluenza in quel momento.
Non vedo l’ora di andare a caccia.
Priscilla si era fatta aiutare da Francesco per scegliere il suo outfit: qualcosa di adatto alla location, ma che la facesse sentire comunque sexy e provocante.
Un abito non troppo corto, attillato nei punti giusti, in modo che si capisse che non indossava biancheria intima.
«Amore sei così bella… Sento da qui l’odore della tua fica.»
Francesco le poggiò una mano sulla coscia e le strinse forte la pelle attraverso la stoffa.
«Sono sicuro che non faticheremo a trovare qualche bel ragazzetto da cui farti scopare…»
«Infilamelo subito!»
Priscilla frugò nella borsa ed estrasse l’ovetto, porgendolo al suo compagno: era già abbondantemente bagnata, non le serviva il lubrificante. A Francesco bastò appoggiarglielo contro le labbra per rendersene conto.
«Sei un lago! Non vedi proprio l’ora di farti scopare da un altro, eh?»
L’ovetto entrò, Francesco provò ad accenderlo con il telecomando: tutto ok, funzionava.
Un raggio di azione di 100 metri, secondo la confezione: il piano era stare sufficientemente lontani, così che più uomini si sarebbero sentiti liberi di approcciarla.
Priscilla scese dall’auto e si diresse verso l’ingresso della galleria, con l’ovetto, ora spento, ben ficcato dentro di lei.
L’ultima affermazione di Francesco l’aveva turbata: possibile che non si rendesse conto che la cosa che la faceva eccitare di più era l’idea di stimolare lui, più che il rimorchiare un altro uomo?
Smettila, ti stai auto sabotando con le tue paranoie.
All’interno della galleria il riscaldamento è piuttosto alto, e Priscilla sente subito il bisogno di togliersi la giacca. Lo scollo posteriore del vestito le lascia un bel pezzo di schiena scoperta: Francesco ha promesso che starà sempre a qualche metro da lei, è giusto che si goda un bello spettacolo.
Si voltò, ed effettivamente l’uomo era proprio lì, a pochi passi, già intento ad ammirare un quadro.
Priscilla entrò in una sala con una decina di dipinti all’interno, ciascuno con il suo gruppetto di attenti osservatori… Per lo più coppie, e famiglie. Nessuna potenziale preda, l’ovetto taceva.
Attraversò un breve corridoio ed ecco un ambiente più piccolo e raccolto, con solo due opere posizionate agli estremi opposti.
Non ha controllato se Francesco l’ha seguita e, per il momento, l’ovetto nella sua fica resta spento.
Davanti a uno dei due quadri, un bellissimo Millais, c’è un uomo, solo.
Priscilla gli si avvicina: un cinquantenne affascinante, con i capelli grigi folti che gli arrivano fin sulle spalle e degli occhiali dalla spessa montatura effetto tartarugato.
Nemmeno si volta a guardarla, tutto preso com’è dai colori meravigliosi del quadro.
«Uno spettacolo, non trova?»
Il cinquantenne continua a non degnarla di uno sguardo, e si limita a un verso di approvazione.
Con la coda dell’occhio, Priscilla sbirciò dietro di sé: Francesco era entrato anche lui nella sala, ed era andato a mettersi davanti all’altra opera. Di sicuro la stava osservando, ma l’ovetto continuava a non dare segni di vita.
Silenzioso, come il cinquantenne accanto a lei.
Ma le piace, e la cosa che improvvisamente la eccita di più è che ora, in quel gioco, non è tenuta a fare la preda: ha deciso che vuole che sia quell’uomo a farle da amante.
Prende il cellulare, apre Whatsapp: “Accendi l’ovetto, voglio bagnarmi!”, e Francesco visualizza all’istante.
Ma non risponde, né tantomeno la accontenta.
«Sa, io adoro Millais, per non parlare di Rossetti e Hunt, ma non è questo l’unico motivo per cui oggi sono qui…»
Il cinquantenne si volta e le rivolge uno sguardo curioso: dietro le lenti ci sono degli occhi scuri estremamente penetranti. Dal modo in cui la guardano, Priscilla capisce che può proseguire il suo racconto.
«Vede, dietro di me c’è il mio compagno. Ultimamente, stiamo sperimentando le sue fantasie cuckold…»
L’uomo dai capelli grigi si aggiusta gli occhiali e continua ad ascoltarla, sempre più attento.
Di certo Francesco li sta osservando, ma continua a non voler usare il telecomandino per accendere quel benedetto sex toy. Probabilmente avrebbe preferito che puntasse un ragazzo più giovane.
Ma non aveva voglia di dargliela vinta.
«Il piano era di venire qui e trovare qualcuno da coinvolgere. Pensi, ho un ovetto wireless addosso, in questo preciso momento. E lui avrebbe dovuto attivarlo per segnalarmi la presenza di qualcuno di suo gradimento, ma ora io sto qui, a chiacchierare con lei, e il mio compagno continua a tenerlo spento…»
«Si vede che non sono il suo tipo…»
«Oh, ma è il mio!»
Priscilla e l’uomo si fissano dritti negli occhi: per un attimo si sente ammirata come la bella donna raffigurata nel quadro. Poi lui passa a scrutarle il collo, la scollatura appena accennata. Le si avvicina, e fa in modo che lei si accorga che ne sta annusando il profumo.
Si sente un’opera d’arte anche lei, può osare ancora un po’ di più.
«Comunque mi perdoni, sono una vera maleducata, non mi sono nemmeno presentata. Mi chiamo Priscilla, e lei è…?»
«Non vedo perché dovrei dirle il mio nome, signora. Mi pare chiaro che tutto quello che le interessa è provocare il suo compagno… Facciamo un altro gioco: mi chiami Professore.»
L’uomo tornò a guardare il quadro: il suo tono autoritario aveva sortito indubbiamente un certo effetto su Priscilla.
«Vede cara, si da il caso che io sia davvero un docente. Insegno all’Accademia, nell’altra sala ci sono alcuni dei miei studenti più meritevoli. Sono tutti un po’ naif, ragazzi sui 23, 24 anni, ma scommetto che possiamo trovarne uno di suo gradimento… O che piaccia sufficientemente a suo marito, quantomeno…»
A Priscilla scappò una smorfia, che all’uomo non sfuggì.
«Ma non voglio deluderla, perciò le propongo uno scenario leggermente diverso…»
Più l’uomo le illustrava la sua idea, più Priscilla si eccitava, nonostante l’ovetto fosse ancora spento.
Alla fine, a quanto pareva, Francesco avrebbe avuto quello che desiderava: Il Professore le avrebbe presentato Andrea, un suo studente con la fama di essere molto dotato, non solo dal punto di vista accademico.
Un bull per suo marito e le sue fantasie, certo, ma non solo quello.
«Mi sposto nell’altra sala, cara signora. Mi raggiunga fra una decina di minuti. Quello accanto a me sarà il ragazzetto da cui la faremo montare come una troia.»
[presto la parte 6]
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