Racconto Erotico Bdsm
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venerdì 18 dicembre 2020 di
Schiava Paola

Il piacere della punizione | Racconto Erotico Bdsm

L'orologio davanti a me continuava a scandire minuti interminabili. Avrei detto che ero in quella posizione da una vita se solo non avessi concentrato tutta la mia attenzione all'orologio. Erano passati 27 minuti e 36 secondi, stavo impazzendo per l'ansia e la curiosità di sapere cosa sarebbe venuto dopo. La testa mi girava per il desiderio, ero sul punto di crollare. Ero inginocchiata davanti a un meraviglioso specchio, che in un diverso momento avrei ammirato a bocca aperta, totalmente nuda e impossibilitata a muovere un solo muscolo. Il mio Padrone era riuscito a bloccare ogni mia volontà di movimento. In mezzo alle mie gambe aperte c'era, ben piantato a terra, un vibratore, puntato esattamente contro il mio clitoride. Prima di uscire dalla stanza, il mio Padrone aveva detto che, se non fossi riuscita a resistere all'orgasmo per 30 minuti esatti, avrei subito la peggior punizione che potessi immaginare. Avevo resistito così a lungo che mi sembrava da vera stupida crollare proprio in quel momento. Però si sa, gli ultimi istanti sono i più duri: ormai sai che manca poco e cominci a rilassarti, compromettendo tutto il duro lavoro fatto prima.

29 minuti e 19 secondi: ormai mancava davvero poco, potevo farcela. Continuavo a ripetere queste parole per incoraggiarmi a tenere duro nonostante fossi sul punto di crollare.

30 minuti e 7 secondi passati ed io avevo resistito brillantemente.

A quel punto, crollai.

Sotto il Suo sguardo appena comparso nel mio campo visivo, crollai.

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Fu un orgasmo esplosivo, uno di quelli che capita una volta ogni mille. Fu così bello che ancora oggi lo reputo uno dei migliori nella mia vita. Vidi nello specchio ogni mia espressione, ogni mia smorfia. Finalmente vidi quel che vedeva quelle rare volte che venivo in Sua presenza.  Nonostante la mia impossibilità di muovermi, riuscì a cadere su un fianco ma ne era valsa la pena.

Quando mi ripresi dall'orgasmo, mi trovavo sdraiata sul divano dall'altra parte della sala, distesa sulle gambe del mio Padrone che mi accarezzava dolcemente. Dopo quella tortura ampliata delle corde, che in qualche modo erano scomparse dal mio corpo, era una carezza molto agognata. Quando vide che avevo ripreso le mie piene facoltà, mi rivolte la parola dopo quasi un'ora: "Amore, ti è piaciuto venire?" al mio cenno di assenso, nella beatitudine post-orgasmica, non mi aspettai le parole che seguirono.

"Anche senza il mio permesso?"

Quelle parole furono una doccia gelata. Cosa avevo combinato? Non mi aveva dato nessuna disposizione, non mi aveva detto nulla. Avevo resistito ma non avevo il suo consenso, come avevo potuto scordarlo? Come avevo potuto essere così sciocca? Mi stava salendo il panico, l'ansia stava prendendo il sopravvento. Mi staccai dal suo caldo abbraccio e mi misi in ginocchio vicino al divano, aspettando un suo gesto di misericordia. Speravo che magari mostrarmi ancora così disposta a piegarmi al suo volere, nonostante il mio fisico non proprio al massimo, bastasse per un po’ di perdono gratuito. Non tentai le scuse, sapevo che erano inutili e lo avrebbero solo innervosito ulteriormente. Mostrargli il mio dispiacere era l'unico modo per sperare nella sua clemenza.

Non saprò mai se attenuò la punizione iniziale, ma quella che seguì fu una delle più memorabili e terribili per me e per il mio corpo.

Spostò l'orologio nelle mie mani e mi fece posizionare sul bracciolo del divano.

"Visto che siamo in tema tempo, direi che ti posso colpire per altri 30 minuti. Guarda bene l'ora, mi raccomando. Se raggiungerai il limite, lascia andare l'orologio, mi fermerò. Ti lascerò il tempo per riprenderti e poi ricomincerò. Tutto il tempo rimanente sarà contro la tua figa e il tuo povero clitoride."

Ah, 30 minuti, cosa vuoi che siano, un gioco da ragazzi. Mi maledì ogni istante prima dell'inizio per essere stata così superficiale: 30 minuti erano davvero tanti. Non ero abituata al tempo, solitamente mi dava un numero e me lo faceva rispettare, un tempo era qualcosa che non avevo mai pensato. Non era mai arrivato a tempi così lunghi di punizioni, avevo davvero paura. Sapevo il dolore che mi aspettava ma non avevo idea di quanto sarebbe stata dura effettivamente.

Prese un frustino. Ero sicura non avrebbe usato la mano, si sarebbe fatto troppo male ma speravo in qualcosa di meno doloroso per me.

Cominciò a colpire duro fin da subito, si concentrò sulle natiche ma anche su ogni parte del corpo a cui poteva arrivare. Fece un male tremendo, pensavo di non farcela davvero. Ogni volta che colpiva mi sembrava di non riuscire a reggere un altro colpo, mi sembrava di svenire dal dolore continuo.

A un certo punto mi fece alzare. Mi posizionò davanti allo specchio, dando però le spalle a quello strano oggetto dell'arredamento. Mi sono sempre chiesta perché vengano usati così tanto per arredare le case, credo resterà sempre un mio dubbio. Lì, in piedi, non potevo aspettare i colpi da nessuna parte. Per aver ancora più spazio a disposizione, mi fece allargare le braccia e tenerle alte poggiate sulla testa.

Cominciò a colpire.

I colpi arrivavano da tutte le parti, pronti a colpire ogni parte del mio corpo. L'unica che risparmiò fu il mio volto. Colpì la schiena, le braccia, la pancia, i seni, le ascelle, le cosce, i piedi. Ovunque.

I colpi non arrivano ritmati, erano totalmente a caso. A volte veloci, altre talmente dilatati nel tempo che mi faceva dubitare di un colpo successivo. Il dolore era ovunque, non distinguevo più nulla se non che la mia capacità di sopportazione era al limite. Solo il fatto che se avessi mollato sarebbe stato molto peggio mi faceva resistere. A 25 minuti, crollai. Caddi in ginocchio in lacrime, non sentivo altro che dolore. Un'infinità di dolore indistinto. L’orologio volò dall’altra parte della stanza rotolando ma quasi non me ne accorsi.

Il mio Padrone mi raccolse da terra e mi coccolò finché non fui in grado di stare in piedi da sola. Ero così sollevata che avesse smesso di punirmi che mi crogiolai in quella meravigliosa sensazione di benessere che mi davano le sue braccia. Ero ormai certa che fosse finita quando tornai alla realtà. Come avevo potuto scordarlo?

Mi gelai. Completamente immobile davanti a lui.

Mi sorrise. Riuscì a sorridermi.

Non ci potevo credere.

Mi prese la mano dolcemente e mi fece spostare al centro del divano, gambe spalancate come la peggiore delle troie e mani dietro la testa.

"Se muovi anche solo un muscolo, ricomincio da capo. Chiaro?"

Non gli sembrava abbastanza, così prese una molletta, di quelle che hanno l'intensità della chiusura regolabile e me la applicò al clitoride. Regolando l'intensità massima.

Stavo per svenire solo per il dolore al clitoride, non avevo idea di come avrei potuto resistere anche al resto.

“Sei pronta?”

Lui riusciva a sorridere e a sembrarmi incoraggiante come se pensasse che sarei riuscita a sopravvivere a tutto, a farcela senza grossi problemi e mi rincuorò un po’, nonostante il panico crescente.

Annui titubante e mi baciò la fronte, dolce come lui.

Mi fece abituare qualche altro istante, poi cominciò.

Il frustino fendeva l'aria con un terribile sibilo, ero terrorizzata solo dal rumore. Mirò perfettamente il clitoride. La parte in cui il sangue era congestionato.

 Il colpo mosse tutta la molletta, fu un dolore atroce. Mi fece riprendere e ricominciò. Altro colpo, altra mira perfetta, altro dolore assurdo. Continuò così per quello che sembrava l'eternità, poi smise e mi massaggiò il clitoride, togliendo la molletta.

"Che troia che sei, ti ho colpito nel peggiore dei modi e sei più fradicia di prima. Dovrei ricominciare la punizione da capo, sembra che non l'hai capita molto bene."

A queste parole gelai, terrorizzata, ma presto mi riscossi sentendo che stava forzando, senza troppa fatica, la mia figa, riempiendomi completamente.

Fu una scopata incredibile, ripassò su ogni segno che mi aveva fatto e non staccò un secondo le dita dal mio povero clitoride. Alla fine mi concesse l'onore di poter gioire di un altro orgasmo. Fu stupendo anche questo: all'apice del piacere, mise nuovamente la molletta sul clitoride, provocandomi un meraviglioso dolore.  Uscì da me e finì il suo orgasmo sul mio viso. Fu un onore immenso per me, non vedevo l'ora di accogliere il Suo meraviglioso sperma sul mio volto soddisfatto.

 

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