Dentro al camerino delle torture
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Dentro al camerino delle torture

“Di là ci sono i tuoi vestiti. Muoviti! Stiamo uscendo.”

Ero così presa che non mi ero nemmeno accorta che si era allontanato per andare a vestirsi. Mi allaccio la camicia, sistemo la gonna e indosso le scarpe. Il suo sguardo mi fa capire che chiedergli di indossare l’intimo sarà qualcosa che mi farà pagare in un diverso momento. Rivestirmi con il plug inserito e un indefinito oggetto nella vagina, si è rivelato più semplice del previsto ma aspetto a cantare vittoria: ho ancora idea di quello che mi aspetta.

“Sono pronta Padrone, andiamo pure.”

Dove vorrà portarmi? Mi sbizzarrisco con la fantasia ma proprio non me lo aspettavo: andremo in un centro commerciale.

Appena metto piede fuori dalla macchina qualcosa dentro di me comincia a vibrare portandomi sempre più vicina all’orgasmo. Così capisco: è uno di quegli ovuli vibranti comandati a distanza. Credo di guardarlo con il panico negli occhi: riuscire a non gemere a voce alta, a trattenerlo dentro di me e non venire è estremamente difficile. Ho così tante stimolazioni che sento l’orgasmo sempre più vicino ma, ovviamente, non posso venire senza il suo permesso e venire nel parcheggio di un centro commerciale, con le persone che passano tutto intorno a noi, mi sembra un brutto sogno.

“Forza, andiamo a fare un giro cara abbiamo molti negozi da visitare.” Mi dice con un sorriso.

- Bastardo…!

Non posso credere che mi abbia portato in un posto del genere senza intimo, con gonna corta, camicia bianca, parti intime al vento e sull’orlo dell’orgasmo. È così difficile fare un passo dietro l’altro, ma almeno sono agganciata al suo braccio e sembriamo una normale coppia.

Uscendo dal parcheggio almeno l’aggeggio ha smesso di vibrare e ho avuto un attimo di sollievo ma mi sono presto accorta di essere sempre più bagnata fra la cosce. Sta lentamente diventando sempre più difficile camminare con quel bagnato fra le gambe. Lo penso, come se prima fosse stata una passeggiata…

Ci stiamo dirigendo verso un negozio di intimo, chissà se vuole prendere qualcosa o cerca un modo diverso per umiliarmi.

“Salve, stiamo cercando dei nuovi completini e un costume da bagno. Ci può aiutare Lei?”

E in quel momento riparte a vibrare: trattenere un lieve gemito è difficilissimo ma in qualche modo ci riesco e la commessa sembra non accorgersi di nulla.

“Certo, vi porto degli esempi, che colori cercate?” Si gira verso di me in attesa di una risposta ma ho la lingua bloccata, sarei in grado di gemere e basta in questo momento. Per fortuna che interviene lui, altrimenti il mio imbarazzo sarebbe stato ancora più alto di quello che è ora.

“Rosso, nero e viola, per il costume direi rosso o nero.”

Ci dirigiamo ai camerini con quel coso che mi martella tra le gambe. Ormai sono al limite ma, appena chiude la tenda dietro di noi, lo ferma. Non avrei resistito ancora a lungo, ne sono incredibilmente sollevata.

“Ecco qui, ditemi se vanno bene, se vi piacciono.”

Mi passa un po’ di capi e comincio a spogliarmi. Con il plug e l’ovetto che cerca di uscire, è estremamente difficile, chissà se riuscirò a non fare danni con tutte le prove che dovrò fare.

Comincio a provare un completo: il reggiseno riesco a metterlo senza grossi problemi, lo slip è uno strazio. Quando ho sollevato il primo piede, quel maledetto ha ripreso a vibrare. Non sono a terra per un pelo.

Mi giro a farmi ammirare ma credo di aver bagnato completamente lo slip. Che imbarazzo, è così umiliante…

Prova della Lingerie

“La taglia è corretta o ne serve una misura diversa? Come lo senti indossato? Ti piace come modello?”

E ora cosa dovrei rispondere? Non capisco nemmeno di cosa stia parlando in questo momento, quelle vibrazioni mi stanno mandando in pappa il cervello.

“Ehm… C… Cre… Credo la taglia sia corretta, mi… Mi piace come modello.” O forse voglio solo uscire da qui il prima possibile, non ce la faccio più.

Spero di aver dato la risposta giusta ma lui mi sta guardano con ammirazione, come se quello che vedesse gli piacesse davvero tanto e io non potrei esserne più felice.

Ne provo un altro molto bello. Mi fa sentire la più bella il suo sguardo, dà un senso alle mie sofferenze: le vibrazioni non mi fanno abituare, cambiano continuamente e il plug poi è fastidioso, si scontra con l’ovetto, mi allarga oltre misura e, ogni istante che passa, mi fa sentire più aperta.

Provo un po’ di completi di tutti i tipi, non ne avevo mai visti così tanti diversi insieme. Ogni volta, cambiare lo slip è tragico, devo per forza aprire le gambe e il terrore prende possesso di me ma riesco ad arrivare incolume alla fine delle prove. Non posso certo dire lo stesso dei tanga però, i miei umori erano ormai così copiosi che li ho inzuppati tutti.

Ad ogni cambio mi faceva notare quanto fossi una troia a provare tutti quei completi e infradiciarli in quel modo. In questo momento mi sento davvero una puttana.

“Ecco, questi li prendiamo. Può portarli in cassa e prepararli? Arriviamo subito grazie.”

Mi sento morire, lei capirà subito quello che è successo, non posso credere che lui lo stia facendo davvero. Sono ormai sull’orlo delle lacrime ma, mio malgrado, quando allunga una mano a tastarmi, trova l’oceano tra le mie gambe.

“Sei proprio una piccola adorabile troia.” Mi dice con un sorriso. “Rivestiti, ti aspetto fuori.”

Sono senza parole, lui mi lascia lì e se ne va. Mi rivesto ma non esco. Sono troppo umiliata per quello che è successo. Non posso credere che mi ha messa in questa posizione così terribile, mi ha umiliata davanti a tutti. Se mi avessero vista nuda sarebbe stato meglio.

“Sei pronta? Andiamo dai.”

No, per niente, lasciami qui, non voglio uscire, non voglio parlarti mai più, non voglio mai più vederti. Hai esagerato, hai superato ogni limite che potevi superare!

Vorrei tanto dirglielo ma la mia lingua è come bloccata. Vedo la commessa in lontananza con la collega e la sento parlare. Vorrei che il pavimento si aprisse sotto i miei piedi ma le sue parole quasi sussurrate mi bloccano.

“Che coppia strana che è venuta, lei quasi non ha parlato e poi lui ha voluto che non toccassi nulla di quello che ha provato. Chissà cos’è successo fra quei due… Non posso dire di non essere terribilmente curiosa.” Dice ridendo.

Cosa? Quindi non l’ha fatto davvero. Insieme al mio sollievo ritorna tutta l’eccitazione. Sento tutta le pressione della camicia sui capezzoli, improvvisamente duri come il marmo. Sento pulsare il clitoride, ormai sono a un passo dall’orgasmo ma potrei rinunciarci per lui dopo aver vacillato prima.

Usciamo e mi sembra di camminare da secoli, l’eccitazione è così alta che non riesco a mettere bene a fuoco tutto quello che mi circonda, mi sono aggrappata al suo braccio e basta, gli ho affidato tutto quello che vuole. Mi sento così in colpa che farei qualunque cosa in questo momento.

Arriviamo alla macchina e stoppa le vibrazioni per far si che io riesca a salire senza dare troppo spettacolo.

“Solleva la gonna e metti culo e figa a contatto con il sedile. Apri bene le gambe e non ti muovere. Masturbati quanto vuoi, stimolando forte il clitoride con i dentini della spazzola che abbiamo appena comprato. Se non verrai per quando saremo a casa, non avrai un altro orgasmo per almeno due settimane e me ne assicurerò mettendoti una cintura di castità. Non pensare che avrai vita facile però, troverò ogni modo per eccitarti e portarti alla pazzia. A casa, mi sbizzarrirò con te, facendomi soddisfare e punendoti per non aver avuto fiducia in me. Non pensare di averla scampata. Ora muoviti, schiava!”

Nonostante la posizione strana e la stimolazione dolorosa, con l’ovetto alla vibrazione massima, il mio orgasmo arriva subito lasciandomi senza fiato e senza forze.