«Edo noi andiamo allora…! Mi raccomando, la casa!»
Finalmente!
Non appena i suoi chiudono la porta, Edoardo alza il volume di Spotify al massimo. Casa libera per il week end: loro romanticamente alle terme, lui finalmente tutto solo!
Il primo anno di ingegneria sfiancherebbe chiunque, figuriamoci lui che nemmeno voleva iscrivercisi, all’università.
Ma suo padre aveva insistito così tanto… E ora eccolo lì Edo, alle prese con la sua prima sessione estiva: in camera aveva libri ovunque.
Per quei due giorni, però, niente appunti e sbobinature di lezioni-fiume: per prima cosa si sarebbe bevuto una birra ghiacciata in mutande e poi, quella sera, avrebbe chiamato un paio di amici per guardare un film.
Relax totale.
Il primo sorso di Peroni fredda lo rimette al mondo.
Cazzo, oggi ci sono 40°C… E siamo solo a giugno!
Nemmeno il tempo di poggiare la bottiglia sul tavolo che il campanello inizia a suonare insistentemente.
I suoi avranno sicuramente dimenticato qualcosa…
Apre la porta così com’è, a torso nudo, spettinato e con i boxer comodi con Homer Simpson sopra.
«Ciao! Scusami, forse ti ho disturbato…»
A Edo quasi gli casca la mandibola per la sorpresa: sull’uscio c’è una trentenne mora con due tette incredibili, tutta trafelata.
Oddio, forse sono morto e questo è il paradiso!
La mora gli sorride di nuovo, poi si sistema la canottiera a bretelline rosa e si presenta: si chiama Debora, è la nuova proprietaria dell’appartamento all’ultimo piano e ha scelto il giorno più caldo del mese per iniziare il trasloco.
«Non è che mi daresti una mano a salire due pacchi? L’ascensore è fuori uso!»
In quel momento, Edo gliele avrebbe date anche entrambe le mani.
«Metto qualcosa addosso e ti raggiungo giù»
Cazzo che imbarazzo, solo il boxer dei Simpson addosso!
Debora sorride un’altra volta e lancia uno sguardo ai suoi mutandoni osceni.
«Ma si! Che ti frega, fa talmente caldo! E poi, ti confesso che Homer è il mio personaggio preferito!»
Quel bel seno sodo in quella canottierina tutta madida di sudore aveva sortito un certo effetto sul suo, di pacco… E poi il sorriso di quella tipa, i suoi occhioni verdi... Meno male che il boxer di Homer è largo abbastanza, altrimenti la sua erezione sarebbe stata davvero imbarazzante.
Infila una maglietta e si precipita giù in cortile.
Debora è in piedi davanti al suo furgoncino a noleggio, scarica un pacco dopo l’altro con una grazia infinita, nonostante il caldo torrido. Ogni volta che si china per poggiarne uno a terra, il suo culo preme contro i pantaloncini di jeans come se volesse sfondarli.
Il boxer di Homer è davvero messo a dura prova.
«Ehi, sei già qui! Guarda, ci sarebbero quei tre che sono un po’ pesanti per me… Potresti pensarci tu?»
Edo solleva tutti e tre gli scatoloni: cazzo se pesano, ma la tentazione di atteggiarsi a superuomo e fare un solo viaggio è troppo forte.
Risultato: per poco non cade dalle scale e, alla quarta rampa, i suoi polmoni gridano pietà.
Al sesto piano ci arriva per miracolo. Debora giunge pochi minuti dopo, bella come il sole nonostante i sei piani a piedi.
«Sei stato un tesoro… Come hai detto che ti chiami?»
«Edoardo, ma gli amici mi chiamano Edo.»
Ma che cosa hai appena detto, idiota!
Quella sua uscita un po’ retrò fa ridere Debora a crepapelle. Edo vorrebbe sparire sotto lo zerbino, ma abbozza un sorriso e si prepara a tornare al piano di sotto.
«No, tranquillo! Il resto della roba non è urgente. Scenderò più tardi, dopo il tramonto… Entra dai, ti offro una birra per sdebitarmi.»
L’appartamento di Debora è bello fresco, con le persiane abbassate e il condizionatore già acceso. Un brivido gli corre lungo tutto la schiena appena ci mette piede. Ha buon gusto la tipa: pochi mobili minimal in giro e un enorme divano a penisola nel salotto-ingresso, con ai piedi uno di quei tappeti a pelo lungo tutto nero.
Ci passa sopra con le infradito, e il soffice tappeto gli accarezza i piedi.
«Ti piace questo tappeto? Non c’entra niente col resto dei colori della casa, ma era in super offerta!»
Debora torna con due birre ghiacciate e gliene porge una, poi con la massima naturalezza si accovaccia sul tappeto e incrocia le gambe.
Edo vorrebbe distogliere lo sguardo, ma non ci riesce: nel fare quel movimento, la ragazza ha splendidamente messo in mostra la sua vagina. Quel pantaloncino è troppo corto, o troppo stretto, o ambedue le cose, ma sta di fatto che quella fica liscissima non riesce a starci tutta dentro.
Si porta il collo della bottiglia alle labbra e lo succhia come se al suo posto ci fosse uno di quei due seni stupendi.
«Edoardo, per gli amici Edo, cosa fai tu? Studi? Lavori?»
Immagino di infilarti il cazzo in bocca.
La domanda di Debora lo mette in seria difficoltà.
«Mi sono iscritto ad ingegneria, ma non sono troppo convinto della scelta.»
«Immagino, io restai iscritta un paio d’anni e poi passai a scienze della formazione!»
Debora beve un paio di sorsi di birra, e qualche goccia le va a finire giusto in mezzo alle tette. Il verso di soddisfazione che emette quando finisce di bere fa inumidire il boxer di Homer Simpson. Edo sente il cazzo che sta per esplodergli: quella stanza buia e fresca, la figa mezza nuda accovacciata davanti a lui con quel corpo da paura… Se fosse abbastanza audace, gli basterebbe fare un paio di passi verso di lei e appoggiarglielo sulle labbra…
Edo calmati, non è un porno!
Debora poggia la birra fra le gambe e con un elastico si lega i capelli: il suo collo è bellissimo, il suo seno sale verso l’alto e lui non si perde nemmeno un movimento.
«Quindi adesso sarai stressatissimo per la sessione estiva, immagino…»
«Eh già!»
Vorrebbe essere più loquace e provare a fare due chiacchiere, ma il 98% del suo cervello è impegnato a fantasticare sui modi in cui se la scoperebbe.
«Mmmm, lo vedo…»
A Debora spunta un sorrisetto malizioso sul viso.
«Se fossimo in un film porno, questo sarebbe il momento perfetto per provarci con te! Il classico stereotipo del ragazzo giovane e della milf tettona, lui che la aiuta in qualcosa e lei che si sdebita con un pompino.»
Non può vedersi allo specchio, ma di sicuro in quel momento Edo è diventato paonazzo. Imbarazzato, ridacchia anche lui, ma non trova niente da dire. Alla fine il suo potrebbe essere scambiato per un silenzio assenso.
«Ti ho imbarazzato? Perdonami, la mia voleva essere solo una battuta!»
Ride ancora Edo, non sa se gli pulsano più le guance dalla vergogna o il cazzo dall’eccitazione.
«Ovviamente scherzavo: hai salito solo tre pacchi, mi pare un po’ poco per ricevere in cambio un pompino…»
«Se vuoi te li salgo tutti quanti»
Il sorriso di Debora diventa ancora più malizioso, ma la ragazza resta zitta per qualche minuto. Poi recupera la sua birra e fa un altro sorso.
«Generoso da parte tua… E lo faresti per il pompino?»
Edo non risponde, ma continua a fissarle insistentemente il seno e quella fichetta fradicia intrappolata negli shorts.
«La ricompensa per i pacchi che hai salito finora potrebbe essere questa, se ti va…»
Debora si rimette in piedi e gli fa segno di sedersi al suo posto, con la schiena appoggiata contro il divano. Lui esegue senza indugio. Poi gli si para davanti, in modo che la sua vagina arrivi proprio all’altezza della bocca del ragazzo.
È così vicina che riesce a sentirne l’odore.
«Diciamo che, in cambio dell’aiuto che mi hai dato, posso fartela leccare… Nel frattempo puoi farti una sega, sempre se ti va…»
E me lo chiedi?!
Inizia a leccarla con ancora gli shorts addosso, inspira a piene narici quell’intenso profumo di fica. Non osa segarsi: se cacciasse il cazzo fuori, verrebbe in un paio di affondi, e non vuole fare la figura di quello che dura mezzo minuto.
La magia è rotta dal suono del campanello.
Edo sobbalza, mentre Debora, senza scomporsi, va ad aprire la porta.
Oltre la soglia, compare un uomo sulla cinquantina, con i capelli brizzolati a spazzola, un paio di occhiali dalla strana montatura e dei baffetti un po’ ridicoli.
Debora gli butta le braccia al collo e lo bacia con passione. Quando si stacca, gli passa una mano sul petto e gli sussurra qualcosa all’orecchio.
L’uomo guarda Edo e, senza sembrare turbato da qualunque cosa gli abbia detto Debora, va verso il ragazzo.
«Mia moglie mi dice che, in cambio di un pompino, saresti disposto a finirci il trasloco.»
«Dai, amore! Non abbiamo mai avuto un bull così servizievole, approfittiamone!»
Edo avevi ragione: forse sei davvero morto e questo è il paradiso!