La Festa di Fine Anno
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La Festa di Fine Anno

Pioveva da ore.

Era la sera del 31 dicembre, Natasha si stava preparando per andare ad una festa nella villa di una coppia di amici.

Mentre andava la playlist che aveva scelto per prepararsi, la ragazza gironzolava mezza nuda per la casa: la sua amica Elena stava per passare a prenderla.

Il telefono suona, costringendola a interrompere il suo brano preferito su Spotify.

«Tesoro, ho una notizia buona e una cattiva.»

«Non promette affatto bene…»

«Non ti arrabbiare. La buona è che Giacomo mi ha fatto una sorpresa: sta venendo a prendermi, ce ne andiamo in spa ad aspettare la mezzanotte.»

Giacomo era il tipo con cui Elena usciva da qualche mese: lavorava fuori città, perciò ogni volta che tornava, lei gli dava la priorità su tutto il resto.

 Ci era abituata alle serate mandate a monte all’ultimo istante, ma cazzo, non quella sera.

«Andiamo Elena, quindi la cattiva notizia sarebbe che mi dai buca?! Ti rendi conto che dovevamo vederci fra venti minuti?»

«Andiamo Nat, cerca di capirmi, mettiti nei miei panni.»

Quelli che di lì a poco si sarebbe fatta togliere…

Avrebbe potuto ribattere, ma sarebbe stato del tutto inutile.

«E vabbè, che ti devo dire, divertiti.»

Chiuse il telefono prima che lei potesse aggiungere altro.

Fanculo, ci andrò da sola.

Finì di vestirsi, prese il cappotto ed uscì.

Continuava a diluviare, odiava guidare con la pioggia.

Avrebbe preferito arrivare alla festa di umore migliore.

L’ultimo tratto di strada prima di arrivare alla villa dei suoi amici faceva letteralmente schifo, uno sterrato tremendo in salita che la jeep di Elena non avrebbe avuto problemi ad affrontare, mentre la sua vecchia Golf…

Procedeva a passo d’uomo, un po’ per la pioggia, un po’ per la strada, un po’ perché pareva che l’auto le si stesse per spegnere sotto il culo.

Porca puttana!

Natasha si ritrova bloccata in mezzo al nulla e al temporale, lungo quella strada isolata, con un cenone che forse era anche già cominciato senza di lei e, come se non bastasse, col telefono senza linea.

La villa non doveva essere ancora molto lontana, poteva farsela a piedi, ma sarebbe arrivata tutta bagnata e piena di fango.

Magari era meglio aspettare che spiovesse un po’…

Ma i minuti passavano e la pioggia continuava a cadere fitta.

Quando ormai era certa che avrebbe trascorso la serata da sola in macchina, nel buio dietro di lei compaiono due fari.

L’altra macchina si ferma di fianco alla sua e qualcuno abbassa il finestrino.

«Hai bisogno di aiuto?»

No coglione, ho volutamente fermato ‘sto rottame su questa strada di merda.

«Mi è morta all’improvviso!»

«Stai andando alla festa da Pietro e Pamela anche tu? Dai vieni con noi, direi proprio che hai bisogno di un passaggio.»

Una botta di culo, una volta tanto.

Il suo salvatore si chiamava Andrea, era un collega di lavoro del padrone di casa, e insieme a lui c’erano un altro paio di ragazzi dell’ufficio. Le pareva di averli conosciuti qualche mese prima a un’altra festa lì in villa.

Non erano il massimo, i classici nerd occhialoni e capelli impresentabili, solo che per l’occasione erano vestiti a festa. Poco male, l’avevano comunque tolta da una situazione di merda.

Solo che, anche una volta arrivati, quei tre proprio non ne volevano sapere di mollarla.

Fecero in modo di sedersi accanto a lei anche durante la cena.

Ed era una seccatura, perché lei a quella festa ci era voluta andare anche, e soprattutto, perché sapeva che ci avrebbe trovato Michelangelo, il fratello di Pamela, figo da paura e pure single.

Lavorava sulle navi da crociera, quindi era difficilissimo incontrarlo.

E invece quella sera era lì, dall’altro lato del tavolo.

Mi devo liberare di questi tre rompicoglioni e trovare il modo di restare sola con lui.

Manca poco alla mezzanotte, c’è qualcuno già provato dall’alcol, qualcun altro balla, Michelangelo se ne sta seduto in poltrona davanti al camino.

Natasha ha perso il conto dei bicchieri di vino, si sente audace quanto basta per provarci e, cosa più importante, i tre rompicoglioni sembravano essere spariti dalla circolazione.

Si versa un altro bicchiere e ne porta uno anche a lui.

«Brindi con me?»

Fa in modo di lanciargli lo sguardo più esplicito di cui è capace. Lui ricambia.

«Natasha, giusto? A cosa vorresti brindare?»

Con tutto l’alcol che aveva in corpo avrebbe potuto dirgli qualsiasi cosa, ma prima di rispondergli si siede sulle sue cosce e gli lancia un altro sguardo poco equivocabile.

«Non saprei, tu hai qualche suggerimento?»

Mentre lo dice, muove impercettibilmente il culo e fa in modo di strofinarlo giusto un po’ contro il cazzo dell’uomo.

Non perde il contatto visivo, e vede passargli un lampo di eccitazione negli occhi.

«Brinderei alle persone spudorate.»

«Per caso ce l’hai con me?»

E di nuovo, culo contro cazzo, come se nulla fosse.

«Hai la coda di paglia, per caso, signorinella?»

Natasha scoppia a ridere.

«Nemmeno mia nonna direbbe più signorinella!»

Michelangelo resta serio e continua a guardarla. All’improvviso si trova una sua mano sotto la gonna.

«Vorrei controllare se hai la coda. La cosa ti fa ancora ridere?»

No, ma la sta facendo eccitare ancora di più. Lui, nel frattempo, ha iniziato a giocherellare con la stoffa del suo perizoma.

«La coda no, ma ho un plug infilato in culo con cui potrei farti giocare…»

 Glielo sussurra all’orecchio, perché è quasi mezzanotte e attorno al camino sta arrivando altra gente per il countdown e il brindisi di rito.

Qualcuno va ad alzare il volume della musica, e il salotto si riempie di gente mezza sbronza che balla.

Michelangelo e Natasha ne approfittano per sgattaiolare al piano di sopra.

Si infilano in una delle camere da letto, chiudono la porta alle loro spalle e lui le si butta ai piedi.

Senza dire nemmeno una parola, le alza la gonna, la gira di spalle e le infila il naso in mezzo alle chiappe.

Inspira forte e con le dita va a controllare quanto quel trattamento la stia facendo eccitare.

«L’ho visto a tavola come mi guardavi, l’ho capito subito che avresti voluto farti scopare per festeggiare l’anno nuovo.»

Natasha è troppo impegnata a gemere per rispondere, e a godersi quelle due dita che la stanno penetrando facendola bagnare sempre di più.

Tiene le mani poggiate contro la porta, inarca la schiena, si lascia scappare un gemito più forte del dovuto.

Fuori nel corridoio, oltre la porta, si sentono dei passi.

«Natasha sei lì? Noi stiamo andando via, vuoi un passaggio?»

Cazzo, Andrea, che persecuzione.

«Sono quelli che mi hanno dato uno strappo per raggiungere la villa, la mia macchina mi ha mollato lungo la strada… Ora li mando via.»

Michelangelo le toglie il naso dal culo.

«Ma sono stati così gentili con te, se non fosse stato per loro staresti ancora lì fuori da sola, sotto il temporale.»

Si rimette in piedi e si avvicina alla porta anche lui.

«Perché non li facciamo entrare? Sarebbe un bel modo da parte tua di ringraziarli per la loro buona azione.»

 

Dopo una decina di minuti, Natasha se ne sta a gambe aperte, stesa sul letto.

Intorno a lei si sono accomodati Andrea e i suoi due amici nerd, ancora increduli per quello che sta succedendo: alla fine aveva deciso di assecondare la richiesta di Michelangelo, lasciare entrare in stanza i tre ragazzi e concedere loro di guardare.

E magari interagire, un pochino…

Ecco come erano finiti sul letto, coi cazzi da fuori a pochi centimetri dalla sua faccia.

Si stavano segando guardando lei che veniva scopata da Michelangelo, che oltre ad essere un gran figo ed essere in perfetta forma, aveva anche un cazzo di notevoli dimensioni.

«Il porno live di Capodanno, altro che Pornhub!»

«Come si vede che ti ammazzi di seghe.»

«Perché non glielo infili in bocca, Andrea? La nostra Natasha mi ha detto che ti è estremamente grata per averle dato un passaggio a questa bella festa.»

Michelangelo parla senza smettere di fotterla forte e guardarla dritta negli occhi, e non rallenta il ritmo nemmeno quando il ragazzo trova il coraggio di avvicinarsi di più a lei e poggiarle la cappella sulle labbra.

Alla fine anche gli altri decidono di farsi avanti e, uno per uno, ricevono i ringraziamenti di Natasha e le lasciano in bocca i loro, in caldi fiotti di sborra che le finiscono anche fra i capelli e sul seno.

L’ultimo a venire è Michelangelo, dopo essersi fatto fare anche lui il suo pompino di inizio anno.

 

Il mattino dopo, verso le 11:00, le suona il cellulare.

«Ciao Elena, buon anno nuovo!»

«Pensavo di trovarti incazzata… Mi fa piacere che tu non ce l’abbia con me per ieri sera, Nat.»

«E perché dovrei. È stata una bellissima serata, e mi sono divertita anche senza di te!»

E non sai quanto...