«Quanto pensi di metterci per finire di prepararti?»
«Il tempo che ci vuole?!»
«Che senso ha farti la piastra e truccarti per andare a una festa in piscina? Fra mezz’ora saremo fradice…»
Sempre ammesso che in mezz’ora Gaia ce l’avesse fatta ad essere pronta.
La sua coinquilina era una di quelle fissate per la skin care, la beauty routine di un’ora e mezza e tutti quei rituali dei quali a lei, invece, non fregava niente.
Ilaria, infatti, per quella serata in piscina si era infilata un paio di shorts e una canotta, un paio di infradito e via.
Niente trucco, capelli raccolti.
«La fai facile tu. Non è che siamo tutte strafighe come te anche con due stracci addosso e i capelli arrotolati in testa!»
«Smettila di dire cazzate e muoviti, ho voglia di buttarmi in piscina!»
Faceva un caldo disarmante in quei giorni, la città era invivibile, preparare gli esami era pura utopia.
Ma nonostante la sessione fosse ormai alle porte, le due ragazze avevano deciso che se lo meritavano proprio quel break fuori programma.
Erano state invitate da uno dei loro compagni di corso, un amico di un amico di un amico… Che importa!
Giri infiniti di passaparola: quella sera, nella villa in collina, probabilmente si sarebbe ritrovata mezza università.
Presero lo scooter, Ilaria mise un casco e passò l’altro a Gaia.
«Cos’è quella smorfia?»
«Andiamo, se me lo metto i capelli diventano una merda!»
Lei le lanciò uno sguardo che non ammetteva repliche.
«La prossima volta eviti di perdere un’ora per farti la piastra.»
Quando arrivarono a destinazione, lo spiazzo davanti alla villa era già pieno di macchine e motorini.
Mancava un’oretta al tramonto, forse qualcosa di più, e dal giardino arrivava il suono della playlist del dj.
L’aria era notevolmente più respirabile rispetto al centro.
Gaia si guardò nello specchietto retrovisore, tentando di sistemarsi i capelli come meglio poteva.
«Andiamo, non fare la fissata, stai benissimo!»
«Devo essere perfetta. Hai capito o no che ci sarà Edo?»
Edo, Edoardo, lo avevano conosciuto all’università: se lo erano ritrovate come assistente del corso impossibile che avevano frequentato negli ultimi mesi.
Aveva organizzato un gruppo di studio al quale Gaia aveva aderito da subito, con grande entusiasmo...
E aveva finito per trascinarci anche Ilaria.
Due pomeriggi a settimana, tre ore alla volta, e tutto per fare in modo che Gaia riuscisse a scoparsi Edoardo.
Non era molto brillante come insegnante, le sue lezioni non erano poi così utili, alla fine.
«Non capisco cosa ci trovi in lui, è solo un pallone gonfiato pieno di sé.»
«Ma che cazzo dici? Ma se è un figo da paura! Altro che belloccio… E poi è così intelligente, arguto…»
Sarebbe andata avanti all’infinito ad elencare le presunte qualità di Edoardo se non se lo fossero ritrovato davanti, appena messo piede in casa.
«Ragazze, che bello che siete venute!»
Ilaria osservò Gaia: la vide arrossire come una ragazzina, toccarsi nervosamente i capelli e provare a mettere in fila qualche parola di senso compiuto.
Cazzo, è proprio cotta!
«Venite in piscina, raggiungiamo i miei amici.»
Lo seguirono entrambe: Gaia in adorazione, annusando la fortissima scia di profumo che l’uomo lasciava dietro di sé, Ilaria già rassegnata a passare le ore successive a guardare la sua amica sbavare.
Forse quel che palle! non lo aveva mormorato tanto a bassa voce.
Gaia la tirò in disparte:
«Non fare la rompicoglioni, ti prego! È la mia migliore occasione per parlarci fuori dall’aula! Ora ci presenta anche i suoi amici: magari ne trovi uno carino.»
«Ah, se sono come lui!»
Stavolta fu Gaia a fulminare lei.
«Dico davvero, c’è qualcosa di lui che non mi convince… Non lo so, ha quindici anni più di te e poi è… Viscido!»
«Smettila! Lo dici solo perché lo associ al diritto tributario: ti sta sul cazzo la materia e riversi il tuo odio su di lui.»
Forse non aveva tutti i torti.
«E poi a me piacciono quelli più grandi, lo sai. Ora raggiungiamolo in piscina, fatti piacere qualcuno dei suoi amici, così magari ci socializzi e ti togli quella scopa dal culo.»
La seguì evitando di risponderle male, ma senza togliersi quell’espressione di fastidio mista a noia dalla faccia.
Edo e il suo gruppo si erano impossessati di alcuni divanetti un po’ distanti dal bordo piscina.
In tutto erano quattro.
Due erano gli altri tutor di diritto tributario, Thomas e Nico: sulla quarantina, aspetto polveroso fra i corridoi della facoltà tanto quanto lì alla festa, anche se avevano provato a mettersi un po’ in tiro.
L’altro ragazzo invece era una faccia nuova.
«Piacere, Mattia.»
Era più giovane degli altri, forse anche di Edoardo: poteva addirittura essere loro coetaneo.
«Ragazze lui è mio cugino, ha trovato lavoro in città e verrà a stare da me.»
Interessante…
«Loro sono due delle mie corsiste più promettenti: lei è Gaia e invece questa col broncio è Ilaria.»
Dopo quella fantastica presentazione, Edoardo provò a recuperare offrendo da bere.
Servì prima Gaia, sempre più rincoglionita e balbettante ad ogni interazione.
Poi versò un altro calice di vino e si accinse a passarlo a lei che, senza molto garbo, quasi glielo strappò di mano.
«Dai, non ti sarai mica offesa perché ho detto che hai il broncio? E comunque è vero!»
Gaia rise come un’adolescente a quell’ennesima stronzata.
«La nostra Ilaria è un po’ permalosa...Ci penserà il vino a far migliorare il suo umore.»
Poi Edoardo le si avvicinò.
«Trovo sexy il tuo broncio, ma non diciamolo alla tua amica, altrimenti si ingelosisce.»
Un viscido, ne era certa.
Rimase lì impalata guardandolo raggiungere Gaia su uno dei divanetti.
«Non far caso a mio cugino, delle volte è proprio stronzo.»
Mattia era rimasto accanto a lei: probabilmente non si era perso nemmeno una delle sue smorfie contrariate.
«Ti propongo un brindisi: agli stronzi.»
Le strappò un sorriso.
«Stai attenta che se lo stronzo di mio cugino ti vede sorridere ti becchi un’altra battuta squallida da vecchio marpione.»
Rise davvero, sorprendendosene.
Dopo mezz’ora e altri due calici di vino, Ilaria e Mattia decisero che era arrivato il momento di provare la piscina.
Quel ragazzo era spigliato, brillante, divertente ma mai scontato, le aveva quasi fatto tornare il buon umore.
E quando si tolse la maglietta scoprendo i suoi addominali letteralmente perfetti, il buon umore le tornò del tutto.
In ammollo nell’acqua fresca, con il vino, la musica in sottofondo, e quel moro fantastico che ormai palesemente stava flirtando con lei, Ilaria si dimenticò del caldo, dello stress pre esame, persino del suo ex, con cui aveva chiuso mesi prima e che l’aveva fatta stare di merda.
Si era dimenticata anche di Gaia.
Diede un’occhiata ai divanetti: lei ed Edoardo non c’erano più.
«Ti va se ci asciughiamo e andiamo a cercare la mia amica? Non la vedo...»
«Mia cara, mi va tutto quello che va a te!»
Mattia la prese per mano e la aiutò ad uscire dall’acqua.
«Magari cerchiamo anche degli asciugamani.»
Lo seguì fra i divanetti, la gente che chiacchierava e ballava, in giardino, fin dentro la villa: in giro non c’era traccia di Gaia.
Né di Edo.
Salirono al piano di sopra, decisi a cercare un bagno.
«Di solito i bagni sono sempre in fondo a destra.»
La porta era chiusa, ma oltre le luci erano accese.
E di sicuro c’era anche qualcuno dentro.
Si sentivano rumori, mormorii, gemiti soffocati a stento: chiaramente qualcuno si stava divertendo molto.
Ilaria e Mattia si scambiarono uno sguardo complice e si avvicinarono di più alla porta.
Quella situazione la stava facendo eccitare.
«Non ti senti un po’ guardona in questo momento?»
«Non dovremmo anche guardare, oltre che origliare, per definirci guardoni?»
Le poggiò una mano sul culo, con molta naturalezza.
«Nessuno ci impedisce di farlo, dopotutto siamo ad una festa.»
Per sussurrarglielo in pratica le aveva infilato la lingua nell’orecchio.
Di questo passo il suo costume non si sarebbe affatto asciugato.
Ilaria afferrò la maniglia e tirò piano la porta.
Gemiti e rantoli si fecero più nitidi.
«Che bello ragazzi, anche voi qui!»
Edoardo se ne stava seduto sul bordo della vasca, coi pantaloni sbottonati e il cazzo ben piantato nella bocca di Gaia, che continuava a succhiarglielo nonostante il loro arrivo.
L’eccitazione si mescolò all’imbarazzo, ma la mano di Mattia non si spostò dal suo culo.
«Andiamo, non fate i bigotti: siamo ad una festa, ormai siete qui… Unitevi a noi!»
Poi Edo si rivolse solo ad Ilaria, piantandole gli occhi addosso come se fossero mani, facendola sentire ancora più nuda.
«Noto che il mio bel cuginetto ti ha fatto passare il broncio… E senza devo dire che sei ancora più bella.»
Tutto questo sempre col cazzo infilato nella bocca della sua coinquilina.
«Ti va di fargli compagnia?»
Mattia lasciò scivolare la mano lungo la sua natica, insinuandosi con le dita sotto la stoffa del bikini.
Anche Gaia si girò a guardarla, con l’espressione soddisfatta di una bambina che mangia il suo dolce preferito.
«Dai Ila, lo sai anche tu che un po’ di svago prima dell’esame ci serve.»
Cinque minuti dopo, il bikini di Ilaria era finito in un angolo del bagno, Mattia si era accomodato accanto a suo cugino e lei e la sua amica si stavano alternando sui loro cazzi.
Non si sarebbe mai aspettata un’evoluzione del genere, ma alla fine la festa ad Ilaria piacque molto.