Il volo era in perfetto orario. Tutto sembrava procedere per il meglio, persino il meteo era dalla parte di Alessandro.
Sarebbe stato un viaggio tranquillo e rapido.
Sorrise alla hostess e si diresse al suo posto, sistemò il suo bagaglio nella cappelliera e si mise comodo.
Il sedile accanto al suo era occupato da una tipa elegante sulla cinquantina, i capelli raccolti, gioielli poco vistosi, un completo scuro con una scollatura appena accennata ma piuttosto provocante.
Lo salutò in modo cordiale.
«Lavori a Milano? Stai tornando a casa per le feste?»
«Già…».
Ma non solo.
Un paio di giorni prima, da casa, suo fratello gli aveva comunicato la notizia dell’anno:
«Papà si è fidanzato, a Natale ce la presenta.»
Da quando i suoi genitori avevano divorziato, l’uomo aveva di sicuro avuto diverse storie, ma non aveva mai portato una donna nuova in casa.
Sapeva solo il suo nome: Maria.
Aveva provato a cercare sui social, ma senza conoscerne il cognome e con un nome così comune, si era rivelata un’impresa impossibile.
Chissà com’era, se assomigliava all’affascinante passeggera accanto a lui sul volo diretto verso Palermo. Nonostante avesse il doppio dei suoi anni, era una gran bella donna.
Il viaggio durò poco, ma abbastanza per scoprire che Sandra, la sua vicina di posto, era molto simpatica e socievole, e anche decisamente attratta dai “bei venticinquenni atletici” come lei lo aveva definito.
Dopotutto Alessandro era davvero in gran forma: faceva il personal trainer da anni, le sue classi erano piene di donne di tutte le età che ci provavano con lui.
Sapeva di piacere, e amava ricambiare le loro attenzioni: era attratto soprattutto da quelle più grandi di lui. Così prima di scendere dall’aereo si fece dare il numero di Sandra.
A quella richiesta la donna arrossì e poi gli lanciò uno sguardo difficile da equivocare.
Nemmeno il tempo di uscire dall’aeroporto che già gli era arrivato un suo messaggio su Whatsapp.
«Non c’è niente da fare: le donne non mi resistono!»
Suo fratello Alberto lo era andato a prendere: a quelle parole spalancò le braccia rassegnato.
«Sei sempre il solito, pensi solo alla fica.»
«Perché, per caso ti viene in mente una cosa migliore a cui pensare?»
Alberto mise in moto, ignorandolo.
Erano completamente diversi, sia fisicamente che caratterialmente, non si somigliavano per niente. Alberto era tutto fuorché sportivo: non aveva mai messo piede in palestra in vita sua, era timido, riservato, e soprattutto stava con la stessa ragazza dalla fine delle scuole medie.
Forse nella sua vita aveva scopato solo con lei. Anzi, certe volte Alessandro si chiedeva se quei due avessero mai scopato in assoluto.
Lui, dal canto suo, era andato a letto con più donne di quante riuscisse a ricordarsene.
«Dai Albè, non fare il pesante! Non è che siamo tutti dei monaci come te!»
«Io sarò pure un monaco, ma tu sei proprio un puttaniere!»
Difficile negarlo.
«Sono loro che mi cercano, che si propongono. Io mi limito ad accontentarle.»
Alberto sbuffò e scosse la testa.
«Prendi questa che ho conosciuto in aereo. Stava seduta accanto a me, mi sorrideva, voleva chiacchierare. Cosa avrei dovuto fare? Era così gentile, avrei forse dovuto ignorarla?»
«Speriamo che almeno questa non sia sposata!»
Colpo basso. Suo fratello si riferiva chiaramente ad un episodio accaduto anni prima: quando ancora viveva in Sicilia, aveva conosciuto una bellissima donna in palestra. Una di quelle super curate, le labbra rifatte, ma non in modo eccessivo, due tette alte e sode, un culo per cui era difficile non diventare cretini.
Si era iscritta al suo corso di pilates, e non perdeva occasione per farsi aiutare negli esercizi, strusciarsi ed ammiccare.
Alla fine erano finiti a scopare dopo ogni lezione, nel parcheggio della palestra, per settimane, mesi.
Almeno fino alla sera in cui il marito di lei non li aveva sorpresi, arrivando all’improvviso mentre lui la montava sul cofano della loro macchina di famiglia.
Dopo quell’episodio, Alessandro aveva deciso di cambiare aria e trasferirsi a Milano.
«E che ne so se sono sposate o no? Lo sai che molte per allenarsi si tolgono la fede!»
Scoppiarono a ridere, poi Alberto si fece serio.
«Secondo te com’è la fidanzata di papà?»
«Ah non lo so, sei tu che abiti qui. Possibile che non l’hai mai vista?»
Fece di no con la testa.
«Secondo me è una porca!»
Alberto, a quell’affermazione, per poco non tamponò la macchina di fronte.
«Sto scherzando, sto scherzando! E fattela una risata, minchia!»
«Tanto stasera la conosceremo: papà vuole fare un aperitivo per festeggiare il tuo ritorno.»
La casa di famiglia gli era mancata: quando arrivò non c’era nessuno. Alberto sarebbe tornato dopo essere andato a recuperare la sua ragazza, di suo padre e della sua nuova fiamma nemmeno l’ombra.
Alessandro portò la valigia nella sua stanza ed andò a farsi un bagno caldo.
Quando riemerse dalla vasca, un’oretta dopo, in casa si sentivano delle voci: probabilmente erano rientrati tutti.
Si infilò un jeans e un maglione di lana e con ancora i capelli mezzi bagnati entrò in soggiorno.
Alberto e la sua ragazza se ne stavano vicini su un divano, suo padre Piero era seduto su quello di fronte, con un calice di vino in mano e una bella donna bionda accanto.
Alessandro la guardò meglio.
Minchia, non ci posso credere!
«Guarda chi è tornato fra noi, il Milanese!»
Piero si alzò e gli andò incontro con un calice, glielo porse e lo abbracciò.
«Maria, cara, ti presento mio figlio.»
Maria, la supplente di inglese del quinto superiore.
In classe erano impazziti quando era arrivata per sostituire il loro vecchio professore, bloccato a casa per una gamba rotta.
Sulla quarantina, capelli ricci e biondi, un fisico spettacolare, e quegli occhioni neri e severi che li scrutavano durante le interrogazioni.
Stette con loro per due mesi, e furono due mesi di seghe continue.
Li aveva anche accompagnati in gita e, ricordando quel viaggio, Alessandro sentì il cazzo irrigidirsi nei pantaloni.
Era ancora bellissima la prof Maria.
I jeans attillati che indossava quella sera le mettevano in risalto i fianchi. Non riuscì a non fissarglieli, quando lei si alzò per andargli a stringere la mano.
Suo padre aveva scelto proprio bene.
«Sono contenta di conoscerti, finalmente!»
Chissà se davvero non lo aveva riconosciuto.
Era difficile da credere.
Lui se la ricordava benissimo, quella sera nella camera di lei a Marsiglia.
Mentre i suoi compagni di classe se ne stavano rintanati a farsi le canne, lui si era avventurato fino al piano dove stava Maria. Con una scusa, era sgattaiolato nella sua stanza e si era fatto offrire una birra dal frigobar della donna.
Aveva provato a fare conversazione in inglese per impressionarla, e ci era riuscito: se la cavava piuttosto bene con le lingue, in tutti i sensi.
Il suo fascino funzionava anche a diciotto anni, e il suo cazzo di 23 centimetri, qualsiasi cosa indossasse, anche allora, dopo uno sguardo languido e qualche sfioramento, diventava istantaneamente duro e ben visibile.
Anche Maria lo notò: infatti, dopo un quarto d’ora a flirtare, se l’era ritrovata accovacciata ai suoi piedi.
Lui seduto sul letto con la tuta abbassata e lei con la faccia sopra il suo cazzo.
Una bocca carnosa e famelica che glielo avvolgeva con una passione e un trasporto indescrivibili, quelle labbra sicure che accarezzavano ogni centimetro di pelle…
Non come le sue coetanee, così timide e titubanti, inesperte.
La prof Maria si faceva scivolare quei 23 centimetri di carne tutti in gola, così in profondità che la saliva le colava lungo il collo fin sulle tette, e ogni tanto sembrava quasi stesse per soffocarsi.
Lo tirava fuori, tutto bagnato, gli leccava le palle, l’asta e la cappella e poi giù, di nuovo tutto il cazzo nella sua bocca calda.
Anche i coglioni avrebbe inghiottito se avesse potuto, sembrava stesse per divorarglielo.
Uno dei pompini più belli della sua vita.
E ora se la ritrovava seduta davanti, anni dopo, bella come allora e con gli stessi occhi da porca arrapata.
«Figliolo, sono così contento che sei tornato per le feste. Assieme a Maria passeremo un Natale fantastico quest’anno, tutti insieme!»
Maria lo guarda e gli sorride: non può non ricordarsi di lui, Alessandro ormai ne è sicuro.
Oh papà… Lo so io come festeggerei insieme alla tua Maria!