Sessione al parco (seconda parte)
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Sessione al parco (seconda parte)

[...] “Questo è per esserti alzata quando ti era stato proibito. Saranno cinque per guancia, cominciamo.”

Dopo il primo bruciante schiaffo inatteso, gli altri si susseguono rapidi, sempre sulla stessa guancia. Sono tutti discretamente forti, tutti molto umilianti. Gli occhi mi si riempiono di lacrime per l’umiliazione del gesto, non per il dolore in sè. Sono costretta a chiudere gli occhi, non posso sopportare il suo sguardo mentre mi impartisce una tale punizione. È più forte di me, non riesco proprio a controllare sia il dolore che l’umiliazione.

Terminate le prime cinque, mi solleva il mento e asciuga dolcemente l’unica lacrima che è riuscita a scivolare sulla mia guancia.

“Per le prossime cinque, vorrei che tu contassi, una per una, mentre mi guardi negli occhi. Non voglio che tu li chiuda. So che per te è più semplice, ma non voglio che sia semplice.”

Prima di quanto mi aspettassi, arriva il primo. Chiudo gli occhi per cercare di metabolizzare e tirare fuori la prima parola. Ѐ sempre così difficile la prima parola…

“Uno”. Dico in un soffio, guardandolo dritto negli occhi.

Subito dopo arriva bruciante il secondo.

“Due.” Dico con voce strozzata.

Il terzo mi toglie il fiato. Faccio così fatica a tenere gli occhi aperti adesso…

“Tre.” Mormoro.

L’attesa per l’arrivo del quarto mi spiazza. Mi rendo conto che sono io che mi avvicino alla sua mano, come per ricercare quel dolore umiliante.

“Quattro.” Dico con voce ancor meno sicura.

Il quinto arriva prima ancora che abbia finito di dire il numero precedente.

Sono quasi sollevata che sia finita sinceramente, anche se non so cosa mi aspetti adesso.

“Bravissima cucciola, adesso che ne dici di abbassare il corsetto, aprire la camicia e tirare fuori il tuo bellissimo seno?”

Annuisco e comicio ad armeggiare per eseguire l’ordine. Ho un po' timore di quello succederà adesso.

racconto bondage

Lui si china verso di me fino a fare incontrare le nostre labbra in un dolce bacio. Poi, mentre ero ancora circondata dal suo sapore sulle labbra, mi prese con forza i capezzoli torcendoli con cattiveria. Non mi aspetto così tanta brutalità in questo momento, così mi esce nella bocca un involontario gemito di dolore. Non mi aspettavo tutta questa crudeltà oggi…

Continua per qualche altro istante a giocare con i miei capezzoli, fino a quando non resisto più e sono quasi tentata di scostarmi. Ma mi trattengo, dopotutto sarebbe inaccettabile da una schiava, no?

Immagino che capisca di avermi portata al limite, perché si ferma. Tiro un sospiro di sollievo, che dura molto poco in realtà. Da chissà dove ha tira fuori le pinzette che mi applica in fretta. Cavolo, non pensavo volesse portarmi così tanto al limite oggi, sa quanto io possa sopportare e mi sta spingendo davvero nel baratro.

Lui mi guarda fisso negli occhi e leggo tutto il suo piacere in quello che mi sta facendo passare: poter vedere la sua soddisfazione aumenta il mio autocontrollo e la mia capacità di resistenza. Faccio tutto questo non solo per il mio o il suo piacere ma anche per renderlo soddisfatto di me, per renderlo fiero di me, di quello che sono e di chi sono.

Con estrema dolcezza, mi bacia una seconda volta e tutto scompare, restano solo i suoi magnifici occhi e il suo profumo. Un po’ di penitenza adesso, porterà a grandi cose dopo.

Mi risistema la camicia e il corpetto, facendo attenzione a come posiziona le pinzette, sia per non farle notare, che per provocarmi il giusto fastidio.

Poi, lì, nel parco, nella penombra, nella solitudine, nella tranquillità, comincia a parlare. E quello che dice mi spaventa a morte: come può chiedermi una cosa del genere?

“Amore, ho deciso come puoi ringraziarmi: tornerai a casa legata. Ormai non manca molto e penso sia molto dolce da parte tua permettermi di farlo, nonostante siamo all’aperto. Per te va bene, vero?”

Nonostante tutto, non so che dire, che fare. Anche questa volta, è riuscito completamente a scombussolarmi, lasciandomi senza fiato, oltre che parole.

Non so che altro vuole farmi con la corda, più bloccata di così non si può: il corsetto mi opprime terribilmente, non posso togliere i pantaloni o le scarpe, ho il suo collare al collo e vuole legarmi. Mi sento già abbastanza legata così a lui, ma, valutando tutto, immagino si possa fare, tanto non potrà andare peggio di così.

Annuisco piano e lui si volta a prendere la corda. Vista quanta ne prende, mi viene da pensare che lui avesse già previsto questa tappa e avesse nascosto una sorta di borsone qui… Sanno 50 metri di corda, forse di più, che ci vuole fare? Mica starà impazzendo?

Comincia a impostare la corda, a districarla, ad appaiarla, pronta per cominciare una legatura che pare tutto tranne che semplice. Comincia a farmela scorrere sulla pelle, partendo dai polsi che si ritrovano vicini e bloccati, poi comincia a farla scorrere sullo sterno, sugli avambracci, sulle braccia. Sento avvicinare i gomiti, circondare i seni, o almeno credo, il corsetto è sempre lì a premere e diminuire notevolmente la sensibilità. Poi smetto di seguire i suoi movimenti, non riesco a capire quello che sta facendo, sento la corda scorrere ovunque ma non so dove stringe, cosa circondi: la corda è in ogni punto e basta.

Quando smette di stringere, ho le braccia bloccate insieme, un nuovissimo reggiseno in corda, che arriva fino alla fine del corsetto e una stretta mutandina in corda sopra i miei pantaloni.

Sono bloccata, si, ma è una sensazione positiva, mi piace questa particolare legatura, nonostante il luogo in cui ci troviamo. Non mi sento oppressa o libera, mi sento bene con me stessa, con lui e con l’ambiente che ci circonda. Siamo tutti in sintonia.

L’eccitazione del momento aveva fatto scomparire dalla mia testa un pensiero che mi aveva ossessionato fino a poco prima: il bisogno impellente di andare in bagno.

Sono le sue parole a riportarlo brillantemente alla mia attenzione: “Amore, devi ancora andare in bagno? Perchè sai, ora puoi farla eh, non ti punirò se la fai adesso.”

“Adesso?” Sono leggermente confusa, come posso farla adesso? Non è poco pratico? Ci metterà una vita a togliermi tutta la corda e poi a rimetterla per farmi tornare a casa legata, non riesco a capire.

“Si Amore, proprio ora, in questo preciso istante. Se non ti scappa più, tranquilla che a casa riceverai la doppia punizione per esserti rifiutata di eseguire la tua seconda punizione di oggi.”

“Cosa? Credo di non avere capito bene Padrone…”

“No cucciola, hai capito benissimo: se farai qui ora la pipì, avrai finito le tue punizioni di oggi, altrimenti a casa avrai la seconda e la terza, non c’è problema per me, è una tua scelta ma devi pensarci bene, non so cosa ti conviene di più. Dopotutto qui siamo vicini a casa, non sarebbe un tragitto molto lungo e poi praticamente è buio ormai, non ti vedrebbe nessuno, lo sapremmo solo io e te. Se vuoi aspettare e arrivare a casa, bhe, ti avviso già ora che non ti farò togliere i pantaloni almeno fino a domani sera, oltre al resto chiaramente.”

Ora sono più confusa di prima, non so che scegliere, che fare. Non voglio prendere questa decisione, non così. Però, ecco, ormai sono già legata come un salame, non credo che qualcosa in più possa peggiorare la situazione, anche perché comunque siamo a pochi passi da casa.

Credo che, mentre io continuo a pensare a cosa sarebbe meglio fare, se tornare a casa anche tutta bagnata oltre che legata, o non levarmi i pantaloni per chissà quanto tempo, il mio corpo decide da solo e io non posso far altro che arrendermi all’evidenza: la pipì comincia a 101 uscire dal mio corpo, bagna gli slip, impregna i jeans e arriva alla corda. Vorrei dire che il getto lento arriva subito al terreno ma scende anche sulle cosce, pervadendo completamente tutta l’aria circostante del rumore e dell’odore. Nonostante non sia stata esattamente una mia decisione cosciente, mi sento incredibilmente imbarazzata a farla qui, così, in un parco, in ginocchio, davanti a lui che mi fissa compiaciuto di quello che sto facendo. Ho sempre visto l’andare in bagno un momento privato, intimo, solo per me e il mio corpo, ma lui sta distruggendo ogni mia abitudine e credenza.

Lui ha questo enorme potere: riesce a farmi superare ogni scoglio, a farmi diventare accettabili cose che solo poco tempo prima erano, non solo inaccettabili, ma nemmeno pensabili.