Quella sera, come sempre stavo servendo ai tavoli nell'agriturismo dove lavoro, e di li a poco, mi sarei trovata sottomessa al mio primo incontro lesbo.
L'agriturismo si era ormai svuotato, erano circa le 24 ed era rimasto solo un tavolo che stava ultimando di cenare. Per tutta la sera ero stata attratta da quel tavolo. Ogni volta che mi avvicinavo per servirli cercavo di scrutare i loro sguardi e i loro discorsi. Da quel che avevo capito erano americani in vacanza in Italia, alcuni afroamericani, e tra di loro c'era una persona in particolare che aveva attirato la mia attenzione: una donna. Doveva avere circa la mia età, e per quanto io abbia vissuto tutti miei 34 anni con la consapevolezza di essere etero, questa donna stasera, mi stava facendo vacillare questa mia certezza.
Emanava un fascino ed una bellezza che ha attirato la mia attenzione dal primo mmomento che l'ho vista.
Una chioma folta, due occhi scurii ed una bocca estremante carnosa, deliziavano il suo viso che stava su un corpo di una dea nera. Quando si era alzata per andare in bagno, tutta la sala sembrava si fosse fermata per girarsi ad osservarla. Il suo pantalone verde di cotone sembrava stesse per strapparsi sopra quei glutei tondi e sodi, mentre la maglietta che indossava, doveva nascondere un reggiseno rinforzato per contenere un seno non più piccolo di una quinta.
Tutti i tavoli erano stati sparecchiati e alcuni componenti del personale erano già andati via. Quando portai gli amari al tavolo degli afroamericani, la donna mi sorrise e in perfetto italiano ma con un forte accento inglese mi chiese di sedermi con loro.
Sorpresa, dissi che non potevo, ma lei indicando la sala disse che ormai non c'era nulla da fare essendo tutti andati via.
In effetti potevo concedermi quella pausa. Cosi mi sedetti.
Al tavolo erano in 5, 2 donne e 3 uomini, americani che stavano facendo un tour in Italia. Con mia grande gioia scoprii che erano persone che nella vita si occupavano d'arte, un musicista, uno scrittore, un direttore di museo e infine 2 pittrici, tra cui la mia dea: Debby. Era cosi che si chiamava. Mi sedetti vicino a lei a mi lasciai attirare dalla sua persona. Aveva una personalità estremamente forte e affascinante, una voce bassa e sensuale che ti costringeva a piegarti verso di lei per cogliere le sue parole.
Avevamo iniziato una conversazione fitta fitta, per lo più guidata da lei. E quando era il mio turno di parlare, la vedevo perdersi a fissare le mie labbra.
Portai al tavolo diverse bottiglie d'amaro, che cominciammo allegramente a bere. Debby sembrava gradire il mio modo di fare e sentivo dentro di me il bisogno profondo di stupire questa donna, d'impressionarla. Il suo sguardo era passato a spogliarmi. Si insinuava curioso nella mia scollatura morbida, indugiava sul mio seno rotondo, si incantava sulle mie labbra carnose, e i miei occhi chiari.
” Non ti ho chiesto se sei fidanzata o meno” le chiesi.
” No, non sono fidanzata, sono uno spirito libero e poi…” mi rispose lei interrompendosi.
” E poi cosa?” le chiesi.
” E poi sono lesbica, mi piacciono le donne. Ormai non è più un discorso tabù ma non è facile trovare una trombamica, alla fine è questo di cui ho bisogno adesso, niente legami, solo sesso” rispose lei.
Quelle parole svegliarono la mia perversione, con molta tranquillità le dissi
”Capisco Debby cosa intendi dire."
"Lei mi guardò e mi disse "Mi piaci Laura.." rimasi incantata a guardarla,
Intanto i compagni di Debby stavano proponendo l'ennesimo, brindisi a me e al mio locale.
"Un brindisi alla tua bellezza" mi ha sussurrato Debby nell'orecchio.
Non riuscivo a guardarla, a girarmi verso di lei.
Ero single da sei mesi. Era stata una rottura dura e mi ero seppellita nel mio lavoro. Ora, tuttavia, i pensieri continuavano a lampeggiare nella mia testa con Debby che mi stava mandando ai matti, quelle grosse tette impertinenti in quel reggiseno di pizzo. Potevo sentire il suo profumo mentre si muoveva. Ho iniziato a fantasticare, immaginandola nuda, al mio primo incontro lesbo.
"Cosa c'è di sbagliato in me?" Ho pensato. Non ero mai stata con una donna prima, ero sempre stata etero. Tuttavia, i pensieri continuavano a insinuarsi nella mia testa. Chiedendosi com'era a letto.
Poi d'un tratto il panico mi pervase.
"It's time to go" disse il musicista grasso, e tutti si alzarono per andare via.
Debby se ne stava andando. Tutti mi salutarono calorosamente, sia per effetto dell'alcool sia per la bella mangiata. Quando fu il turno di salutare Debby mi aspettavo un invito da parte sua a rivederci o almeno a risentirci. E invece nulla. Mi baciò dolcemente sulla guancia dicendomi "Addio Laura, è stato un piacere". E la vidi andare via con gli altri, salire sulla sua auto e seguire le altre auto del suo gruppo.
Rimasi delusa e sola nel mio agriturismo. Misi a posto la tavola e la sala. Ero triste allall'idea di aver perso Debby.
E con questo senso di solitudine dopo circa mezz'ora, andai nello spogliatoio. Iniziai a togliermi la camicetta, quando sentìì la porta dello spotaglio aprirsi: era Debby. Ci guardammo per un istante senza fiatare, poi lei sorrise, si mosse verso di me e mi baciò. Io rimasi inerme ad accogliere quel bacio femminile e appassionato.
Era la prima volta che baciavo una donna. Ma questa non era solo una donna era una dea.
"Ti piaccio Laura?"
"Si.."
"Anche tu mi piaci.. ed è per questo che adesso ti scoperò!"
L'ho guardata a bocca aperta..Che cosa si risponde ad una donna stupenda che ti dice una cosa del genere? Io non so..
"Non credo che dovremmo.." provai a dirle..
"Dici di essere uno spirito libero..un'amante delle arti.. mi hai detto che vorresti essere come me, ma tu lavori come cameriera in un agriturismo. Se non puoi dimostrare nel lavoro il tuo spirito libero, dimostralo nella vita, dimostralo nell'amore. Mostrami adesso quanto io e te siamo simili."
Ero totalmente succube di quella donna, e non sapevo dire il perchè. Neanche mi conosceva eppure quelle poche frasi mi avevano toccato molto.
Con una sicurezza, e una femminilità disarmante, si abbassò il pantalone e si tolse la t-shirt restando in intimo di pizzo. Due gambe toniche e possenti tenevano, un sedere voluminoso e un seno enorme a malapena sostenuto dal reggiseno, mi si pararono davanti.
L'ho guardata a bocca aperta mentre si sedeva sulla panca, le gambe leggermente divaricate, inclinata all'indietro, le braccia
"Senza parole?" chiese in modo leggermente civettuolo, sorridendo mentre mi guardava.
"Cosa sto facendo?" mi chiesi mentre lasciavo scivolare la camicetta lungo il mio corpo snello. Mentre mi toglievo le scarpe e mi fermavo per un secondo, desiderando di indossare qualcosa di un po' più lusinghiero del semplice reggiseno e mutandine di cotone nero, nulla a confronto del suo favoloso intimo di pizzo. Feci lentamente un passo verso di lei. Lei inarcò la schiena e divaricò di più le gambe, guardandomi come un gatto mentre facevo un altro passo verso di lei. Deglutii e la guardai negli occhi. I suoi occhi brillavano di lussuria ed eccitazione. Il significato era chiaro. Mentre mi inginocchiavo tra le sue gambe sul freddo pavimento dello spogliatoio, il suo sorriso si trasformò in un sogghigno. Le sue labbra si aprirono e vidi il luccichio dei denti bianchi mentre sollevava la testa e si passava le dita tra i capelli, stirandosi di nuovo, i seni spinti in fuori, i muscoli dello stomaco che si flettevano mentre allargava le gambe. Abbassai lo sguardo e vidi il minuscolo triangolo di pizzo che le copriva l'inguine. Mettendo le mani sulle sue ginocchia, mi chinai e passai delicatamente la lingua sul pizzo. Gemette piano in segno di apprezzamento, incoraggiandomi ad andare oltre. Avvicinai la testa e passai la lingua lungo la sua fessura coperta dalle mutandine, sentendo già l'umidità raccolta in loro. Ho mosso le dita per afferrare la cintura delle sue mutandine ma lei ha sibilato:
"Usa i denti, troia del cazzo!" e mi sono irrigidita. Una fottuta troia. Questo era tutto ciò che ero per lei. Alzai lo sguardo su di lei, i suoi occhi fiammeggianti mentre mi guardava inginocchiata tra le sue gambe divaricate.
«Mi hai sentito», disse con un tono che tradiva almeno un po' di malizia. Mi voleva sottomessa.
Stavo perdendo la dignità o semplicemente mi stavo abbandonando ad una donna talmente bella da scombinare la mia eterosessualità.
L'aroma della lussuria e del desiderio mi riempiva le narici e mi bagnava le mutandine per l'eccitazione. Afferrai la parte anteriore delle mutandine con i denti e tirai. Sollevò il sedere dalla panca permettendo alle mutandine di scivolarle giù per le cosce prima che le lasciassi andare, lasciandole cadere sul pavimento attorno alle sue caviglie. Mi voltai di nuovo verso di lei. Le sue gambe si aprirono di nuovo, rivelando un triangolo ben rifinito di peli pubici scuri e arruffati sopra la sua fessura, che potevo vedere era già viscido dei suoi succhi. Feci scorrere le dita sulle sue cosce lisce come la seta e mentre aprivo le sue labbra con i pollici, feci scorrere la lingua sulla punta del suo clitoride che stava appena sbirciando fuori dal suo cappuccio. "Mmmm," gemette piano prima di passare le dita sui miei capelli. Mentre continuavo a circondarle la clitoride con la lingua, sentii le sue dita torcersi tra i miei capelli quando all'improvviso li strinse forte e spinse la mia testa più vicino a lei, spingendo il mio viso contro la sua figa bagnata.
“Più forte, più a fondo troia,” ordinò mentre cominciava a strofinarsi contro la mia faccia. Ero sottomessa al mio primo incontro lesbo. Il mio naso era premuto contro il suo clitoride e la mia lingua iniziò a sondare l'ingresso della sua fica.
"Hai mai infilato il dito nel culo di una donna?"
La guardai sorpresa. E pensai che nenache nel culo di un uomo lo avevo fatto.
"Non che non lo hai mai fatto Laura.. le ragazze che lavorano in agriturismo non fanno queste cose. Ma ora ci sono io qui con te."
"Fallo per la tua Debby" .
Non le risposi ma il mio sguardo le fece capire che avrei obbedito.
Leccavo il dolce nettare di miele, potevo dire che voleva la mia lingua dentro di lei. Ho infilato la mia lingua dentro di lei, facendola roteare, la bocca premuta contro la sua figa mentre le mie dita si muovevano, allargandole le natiche mentre lei scivolava giù dalla panca, lasciando pendere il culo oltre il bordo. I suoi succhi scorrevano liberamente da lei, ricoprendomi il mento e scorrendo giù per la fessura del suo culo. Ho ricoperto la punta del mio dito indice con i suoi succhi di figa e ho circondato il piccolo sfintere stretto del bocciolo di rosa scuro mentre la mia mano si muoveva lungo la fessura del suo culo. Le sue grida si trasformarono in un profondo gemito gutturale mentre le spingevo lentamente un dito dentro il culo. Allo stesso tempo, ho mosso un po' il viso, permettendomi di giocare con la sua clitoride con la lingua e incrociando insieme le mie prime due dita dell'altra mano, le ho forzate nella sua figa, arricciandole dentro, le nocche nella mia dita premute contro le morbide pareti di velluto.
Scoparla in entrambi i buchi, costruendo un ritmo costante. Scopandola forte, sentendo le mie dita sguazzare mentre le sbattevo contro di lei. Potrebbe pensare che fossi una troia, ma l'avrei scopata più forte che potevo. Ha avvolto le gambe dietro la mia testa, premendo il mio viso contro di lei mentre si sdraiava sulla panca, le sue stesse mani si toccavano le tette enormi e scure, tirandole fuori dal reggiseno, dal suo ricercato intimo di pizzo. La vedevo passarci sopra le dita, i capezzoli scuri duri e appuntiti mentre li allungava, tirandoli. Le sue mammelle strabordavano ai lati. I suoi fianchi iniziarono a sbattere contro la panca mentre continuavo a scoparla. La mia faccia era ricoperta da una lucentezza di succo di figa. Le mie mani scivolano mentre i succhi si accumulano sulla panca sotto di lei. Scosse la testa da una parte all'altra, ansimando, le sue grida da uccellino diventavano sempre più affannose prima che con un grido si irrigidisse. Le sue cosce mi stringono la testa in una morsa. Lei gemette mentre l'orgasmo si infrangeva su di lei. Ho continuato a scoparla. Le dita che entravano e uscivano con forza, sbattendo contro di lei mentre si faceva strada attraverso l'orgasmo. Dopo quella che sembrò un'eternità, crollò di nuovo sulla panchina. I suoi piedi caddero sul pavimento mentre si lasciava cadere sulla panca. Lascio che le mie dita scivolino lentamente fuori da lei.
. "Non male" disse, guardandomi mentre finalmente si sedeva. Abbassò lo sguardo sulla pozza di succhi di fica sulla panca e si spalmò sulle cosce e, sorridendo, si alzò e ordinò: “Puliscimi. Usa quella tua lingua per pulirmi a leccarmi.»
Si alzò, le gambe divaricate e mi guardò mentre strisciavo sotto di lei e passavo la lingua lungo le sue cosce, assaporando di nuovo i suoi succhi mentre le leccavo e leccavo le cosce, il culo e la figa. L'aroma del suo sesso nei suoi peli pubici era così forte anche dopo avermelo leccato. Alla fine, mi sono seduta sui talloni.
"Ora la panchina", ordinò mentre prendeva le mutandine e le indossava.
Le dissi che non volevo. Allora lei improvvisamente mi prese per i cappelli e mi urlò:
"Anche la panchina fucking bitch !" Quella violenza mi spaventò e cosi eseguii il suo ordine. Dovevo rispettare il mio ruolo di sottomessa al mio primo incontro lesbo.
M' inginocchiai, leccando la panchina come un gatto mentre raccoglievo la pozzanghera di succo di figa con la lingua.
Quando ebbi finito, era completamente vestita e mi disse che ci saremmo riviste per il secondo round.