Una Sfida Vinta | Racconto Erotico
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Una Sfida Vinta | Racconto Erotico

Ieri ho contattato Alessandra, la mia sottomessa, per organizzarci e vederci nel primo pomeriggio, così possiamo fare un giro di shopping e poi divertirci fino a sera.

Quando suona il campanello compare in tutta la sua bellezza in tuta e felpa. Le avevo detto di mettere dei pantaloni attillati, un bel maglioncino e i tacchi, che ne è della brava sottomessa ubbidiente che ho lasciato qualche giorno fa sotto casa sua? Meglio così, vuol dire che usciremo con le sue chiappe rosse.

“Ciao Marco, come va?”

Ma che sta succedendo qui? Alla mia faccia confusa ride…

“Ciao Ale, che sta succedendo?”

“Oh, non va bene così?”

“E da quando mi chiami Marco prima di una probabile sessione?”

Sorride furba. “Bhe, così si può rendere più divertente il tutto, non credi?”

“Bene.” Sorrido diabolico per la brillante idea che ho avuto e vedo la sua sicurezza vacillare un po’. “Spogliati e vai nell’ angolo, cominciamo subito. Ah, togli anche l’intimo.”

La osservo spogliarsi, guardo la sua bellezza emergere da quei vestiti informi solo per me. Odio quando si copre in questo modo, deforma tutto il suo corpo meraviglioso. Con un sorrisetto malizioso toglie la felpa e resta completamente nuda. Ammiro i suoi seni perfetti e abbassa i pantaloni. Compare subito quella strisciolina di peli che mi manda al manicomio ogni volta che la vedo e capisco che c’è qualcosa che non va. Non esce mai senza intimo, che cavolo sta succedendo qui? Chi è la fantastica dea che ho davanti?

Mi riprendo in fretta dallo stupore e vado a prendere ciò che serve a noi.

Soppeso un frustino e il paddle ma, alla fine, opto per la mano. Le mollettine sono più semplici da scegliere, così prendo il plug e torno da lei.

La trovo nella posizione perfetta, faccia al muro, schiena dritta, gambe larghe e mani incrociate sul sedere. Penso sia la mia posizione preferita dopo la classica posa in ginocchio ai miei piedi. Mi prendo un attimo per ammirarla, poi comincio.

Inizio a masturbarla velocemente per portarla all’ orgasmo e fermarmi appena sta arrivando al culmine. Le scappa un urlo di sorpresa, così comincio subito a usare le mollette: “Fuori la lingua schiava.”

Appena la tira fuori, metto una molletta proprio sulla punta e due più ai lati, così da costringerla a lasciarla fuori senza poter chiudere la bocca.

Poi riprendo il mio lavoro tra le sue gambe. Appena l’ho toccata era già un lago di umori, è bastato proprio un secondo perché si bagnasse completamente. Al suo orgasmo non manca molto, così mi fermo. La faccio girare e le metto due mollette sui capezzoli, in modo che prendano meno pelle possibile e siano più efficaci a diffondere il dolore.

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Poi passo alle labbra, così la faccio appoggiare al muro e scendere in uno scomodissimo squat. Mi inginocchio ai suoi piedi e la bacio proprio lì dove so che vuole le mie labbra. La lecco e assaporo per qualche secondo, poi posiziono due mollette per labbro e una sul clitoride. Ora ammiro la mia opera: siamo quasi alla stessa altezza e, il suo sguardo sottomesso mi fa impazzire e arrapare come non mai, poi il suo corpo coperto dalle mollette ancor di più. Prima di fare qualunque cosa però, manca ancora qualcosa: prendo il plug e lo cospargo di lubrificante, poi la faccio voltare, poggiando le mani sul muro, così lo spingo piano piano nel suo corpo. Sento il suo respiro velocizzarsi e un gemito lasciare le sue labbra, così rallento un po’ per darle il tempo di accogliere e accettare il dolore. Adoro questo spettacolo, vedere il suo corpo allargarsi per accoglierlo, allargarsi al massimo che riesce per accoglierlo per poi richiudersi attorno all’ intruso e adattarsi a lui in modo che sia comodo nei limiti del possibile. Ne ho scelto uno che fosse molto pesante, così che lo sentisse bene a ogni passo che fa, voglio che sia allargata al massimo e che senta la sua presenza, il suo peso, a ogni movimento che compie.

Sento il suo respiro farsi più pesante, più veloce, e l’eccitazione prende possesso del suo corpo. La mia pazienza e il mio autocontrollo si sono volatilizzati, così la accompagno sul divano. Vederla camminare a gambe larghe a causa delle mollette, mi rende ancora più duro ed eccitato. Adoro l'effetto che ha su di me.

Appena è in ginocchio sul divano, comincio a colpire il suo sedere. Sempre la stessa chiappa, senza ritmo o costanza. Un colpo forte, tre leggeri, due forti, uno leggero. Nella stanza si diffonde il suono della pelle colpita e i suoi ansimi e mugolii sempre più forti. A ogni colpo vedo le sue tette muoversi sconclusionate, non oso immaginare il fastidio amplificato dalle mollette sui capezzoli che aumentano il peso del seno e il movimento.

Dopo diversi colpi e un sedere bicolor, ammiro il colore e penso a che posizione potrei lasciarla per farla faticare un po’.

Poi l’idea brillante: la faccio alzare e scendere dal divano, in ginocchio sulle punte dei piedi e mani dietro la testa. Poi il tocco di grazia: prendo la mia candela profumata preferita e la metto tra le sue gambe, rigorosamente accesa.

“Schiava non muovere un muscolo se non vuoi ustionarti, vado a riposarmi un po’ di là, torno tra un paio d’ore.”

Mugola terrorizzata e io sorrido allontanandomi.

Vado a recuperare il frustino e torno in salotto. Resto a guardarla ferma immobile nascosto dal corridoio finché non comincia a tremare leggermente. A quel punto mi avvicino e sposto la candela sorreggendola prima che cada in terra. Mugugna spaventata ma la faccio tornare a pecorina sul divano. Il suo culo è meno rosso ora e non posso tollerarlo, così ricomincio a colpire la natica finché non riassume un colore adatto. Penso avrà difficoltà ad uscire dopo, che dramma enorme...

Poi afferro il frustino e mi dedico all’ altra natica: quattro forti colpi per formare una bella griglia su cui potremmo giocare a tris se solo fosse in una posizione diversa… Magari la prossima volta dai.

Poi cedo ai nostri rispettivi desideri e la penetro violentemente ma lei è già più che pronta per me. Mi muovo velocemente cercando il mio sollievo e dando piacere a lei. Ma non può essere così facile per lei dopotutto.

“Ora o vieni almeno quattro volte o andremo a fare compere con le mollette e il plug al loro posto. Più orgasmi avrai, meno cose avrai addosso.”

Appena finisco di parlare, ha il primo orgasmo, così libero il clitoride e, l’improvviso dolore, le provoca il secondo orgasmo. Così tolgo le mollette alle labbra e le stimolo il clitoride martoriato. Un altro mugolio e il terzo orgasmo, così, pian piano, tolgo le mollette dalla sua lingua. Io sono quasi al limite ma le stimolo i seni, aprendo e chiudendo a ripetizione le mollette. Non voglio portarla in giro con le mollette o il plug, voglio il quarto orgasmo.

“Padrone, la prego, non ne posso avere un altro, non ce la faccio pi...” E urlando viene per la quarta volta, così posso lasciarmi andare anche io. Il piacere mi arriva al cervello ma mi sposto così da non schiacciarla.

Ci metto un po’ a riprendere fiato e lei con me. Appena sono abbastanza in me, le tolgo le mollette rimanenti e lenisco i punti arrossati con la mia lingua. Appena mi sorride e vedo che si è ripresa abbastanza, la faccio alzare.

“Mi prendi un bicchiere d’acqua? E poi vai a sistemarti che dobbiamo uscire.”

“Ma… Avevi detto che...”

“Che ti avrei tolto il plug? Certo, prima di uscire lo togliamo, ma ora voglio che lo senti un altro po’ di tempo.”

“Si Signore, come vuole.” China la testa e se ne va. Torna dopo poco con il mio bicchiere d’acqua che non berrò, e sparisce a cambiarsi e sistemarsi il trucco.

Dopo 20 minuti ancora non è tornata, così la chiamo: “Alee, sei pronta? Non abbiamo tutto il giorno, dobbiamo andare.”

“Arrivo, arrivo, sono pronta.”

Mi compare davanti con quel bel paio di pantaloni che le avrei voluto vedere addosso fin dall’ inizio, il mio maglione preferito e quegli stivali stupendi. Cavolo, lei è proprio perfetta per me, non potevo trovare di meglio.

“Ecco, che ne dice mio Signore?” Fa una giravolta per farsi ammirare e mi fa un occhiolino. “Era così che mi voleva vedere prima?”

“Ah, sei proprio tremenda, mi hai fatto una bella sorpresa. Ora giù i pantaloni, dobbiamo andare.”

Li abbassa e mi compare subito davanti la base del plug e la meravigliosa griglia rossastra. Ancora niente intimo, oggi ha proprio deciso di giocare, e giocheremo alla grande.

Pian piano le tolgo il plug e mugugna un po’ indolenzita.

“Tutto okay? Ti sto facendo molto male?”

“Non fa niente, va bene così, è solo molto fastidioso.”

Cerco di essere il più delicato possibile e poi ammiro il buco che resta un po’ aperto per la presenza ingombrante appena tolta. Le assesto una sculacciata e le dico di rivestirsi che dobbiamo andare.