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venerdì 19 marzo 2021 di
Schiava Paola

Il Peso del Piacere

Avevo appuntamento con il mio Master, ma la serata si sta rivelando diversa dalle aspettative: appena entrata mi ha fatta inginocchiare e poi è come se si fosse dimenticato di me. Mi lascia sempre dei secoli ad aspettare.
Provo un sentimento strano. Da una parte vorresti solo che smettesse di ignorarti e cominciasse a fare qualcosa, dall'altra l'umiliazione di essere nell'angolo, in ginocchio, totalmente ignorata, in balia dell’angoscia di non essere all'altezza, mi fa sempre e puntualmente eccitare come non mai. Mi piace come sensazione in realtà, mi conosce troppo bene. Amo talmente tanto essere al centro dell’attenzione che essere ignorata in queste situazioni è sempre così umiliante che risulta stupendo.

Non resto delusa per molto ma le sue parole mi destabilizzano un po’: “Togliti l’intimo e dammelo subito.” Ecco, questo proprio non me lo aspettavo. Il mio intimo di oggi è davvero terribile per un incontro del genere, l’unica giustificazione è che non me lo aspettavo ed ero già in giro, ho fatto giusto un salto a casa per prendere al volo i vestiti che mi aveva chiesto e basta, non mi sono certo preoccupata di cambiarmi altro, ero già in ritardo. Le mie semplici mutandine in cotone hanno una fantasia terribilmente imbarazzante, bianche a cuoricini rosa e lilla, con qualche stellina sparsa qua e là… Almeno il reggiseno è carino, balconcino in pizzo blu scuro, con dettagli in finta seta bianchi. Devo dire che è il mio preferito in assoluto e quello che rende più giustizia al mio seno. Non che abbia particolare importanza in questo frangente direi…

Mi affretto a eseguire l’ordine ma, restando in ginocchio, è sempre piuttosto complesso e ho già provato la sua ira quando ho osato provare ad alzarmi e non ci tengo affatto a ripetere l’esperienza. Con qualche contorsione riesco a toglierle ma, al momento di consegnarle, vacillo. Non solo il tessuto è imbarazzante di per sé ma il tempo passato in ginocchio, oltre all’attesa di arrivare, ha dato i suoi frutti e sono fradice.

Mi sta fissando in attesa della mia prossima mossa ma sono come bloccata, non riesco a gestire l’imbarazzo e l’umiliazione. Certo, questa situazione mi sta eccitando ancora di più, riuscire ad ammettere quello che mi provoca è sempre un passo che faccio enormemente fatica a compiere. Ogni singola volta. E gode enormemente nel vedermi ogni volta in difficoltà. Riuscire a mettere da parte l’orgoglio e fare ciò che chiede è sempre così difficile…

Faccio un bel respiro e allungo la mano. Non mi ha staccato gli occhi di dosso nemmeno per un secondo e il sorrisino compiaciuto che ha dipinto in faccia mi fa incazzare in maniera assurda ma aggredirlo non porterebbe a nulla, anzi.

“Ce ne hai messo di tempo, ormai pensavo che ti volessi tirare indietro…”

Ah, come poteva non infierire? Ormai sono talmente rossa che potrebbe tranquillamente friggere un uovo sulle mie guance…  Ma ovviamente manca il tocco finale.

“Oh, ma sono fradice schiava, sei proprio una puttanella.” Il suo tono nasconde talmente tanta finta sorpresa che mi fa imbestialire. Adesso, trattenermi dal fare qualcosa di cui mi pentirei amaramente, è sempre più difficile. Ormai con lui vivo di sospiri profondi  e rispostacce trattenute. Faccio un bel respiro. Poi un altro. E poi l’ultimo. Adesso sono pronta alla mia risposta da sottomessa, anche se è ovvio che vedere la rabbia trattenuta sul mio viso lo ecciti terribilmente, visto anche il palese rigonfiamento nei suoi pantaloni.

“Si Padrone, mi dispiace. È solo il mio desiderio di Lei e delle sue attenzioni che si è palesato. Non voglio essere che il meglio per Lei, mi scusi per non esserlo in questo caso Signore.”

“Per questa volta sei perdonata schiava. Alzati e fammi vedere le tette. Muoviti, non abbiamo tutto il giorno, dobbiamo andare.”

Non credo di capire quello che sta succedendo ma sta continuando a guardarmi, battendo il piede per terra spazientito. Mi tremano le mani ma mi affretto a ricompormi e slacciare la camicia.

Si avvicina e comincia a massaggiarmi i capezzoli, dolcemente, proprio come piace a me. Quando comincio a rilassarmi sempre più eccitata, comincia a torcerli sempre più forte, sempre più dolorosamente. Mi sfugge un gemito di dolore che gli fa scappare un sorriso ma mi ricompongo subito. Non ero pronta a quel tipo di assalto ma ne sono grata. Per ogni cosa che decide di donarmi il mio Padrone sono grata.

Quando reputa di essersi divertito abbastanza, mi tira due schiaffi a mano piena per seno e poi estrae i morsetti dalla tasca. Un fremito di eccitazione mi scende giù per la schiena fino ad arrivare al mio clitoride, dandomi una scarica di eccitazione incredibile. Hanno una catenella che li lega tra loro e, una volta applicati, sento tutto il loro peso. Me li ricordavo molto meno pesanti, quella catenella pesa davvero. Adoro sentire la loro morsa intorno ai capezzoli, è come avere uno stimolo continuo e costante. Il loro potere è passare gradualmente a una gradazione maggiore di dolore, all’inizio sembra incredibile, poi scema fino a sentire solo un lieve fastidio per poi arrivare a un dolore incredibilmente intenso.

Pinze Capezzoli

“Alzati.”

Appena lo faccio li sento muovere e una nuova stilettata di dolore si diffonde nel mio corpo ma non è nulla in confronto a quello che sta per arrivare. Applica dei piccoli pesi lungo la catenella.

“Mani sopra la testa e salta schiava. Salta.”

Faccio un piccolo salto, incredula di quello che mi sta chiedendo ma basita dal dolore che provocano ai miei seni.

“Ferma ora dai, apri le gambe e aspetta lì nell’angolo.”

Estremamente sollevata mi sposto all’angolo. Si avvicina da dietro e mi mette una mano tra le gambe, masturbandomi vigorosamente. Dopo il trattamento iniziale e i morsetti, non fa certo fatica a infilare anche tre dita immediatamente. Mi sfugge un gemito dalle labbra che diventa un urlo quando applica anche alle labbra quei morsetti, ormai diventati una trappola infernale. Spero non metta anche i pesi ma sono solo vane illusioni.

“Salta, arriva all’angolo e torna qui, non ti fermare. Comincia, ora.”

Salto, salto, salto. È così doloroso, non ho tregua dal dolore, anche quando sono a terra, i pesetti oscillano, provocandomi fitte di dolore continue. È così umiliante farlo, in quella posizione poi, mi sembra così assurda ma non mi fermo di certo. Nonostante tutto non amo le punizioni e, soprattutto, lo sguardo deluso del mio Padrone.

Non so per quanto salto, mi sembra passino ore. Quando ormai sono un unico dolore, quando l’eccitazione sembra sia scomparsa, quando il piacere sembra qualcosa di lontanissimo, mi dice di fermarmi.

“Va bene così schiava, mi hai divertito abbastanza per adesso. Non crogiolarti troppo però perché il bello viene adesso.” Il suo sorrisino strafottente mi annienta. Lo adoro così tanto che mi sembra di essere una stupida. Come mi fa sentire lui, non mi fa sentire nessuno.

Si avvicina e mi toglie i pesi dalle catenella, lentamente, così da non farmi sentire troppo dolore anche se ormai sono davvero un mare unico di dolore. Alla fine mi toglie anche i morsetti, massaggiando i seni e lenendo il dolore, passando anche una crema idratante. Amo le sue cure e la sua dolcezza in questi momenti, è una parte di lui che adoro. Ma mi sono persa troppo nei miei pensieri e, per attirare la mia attenzione, toglie morsetti e pesi dalle labbra vaginali con uno strattone. Un urlo si diffonde nella stanza, il dolore lanciante mi spiazza totalmente. Mi aspettavo la stessa dolcezza, non questo. Questo proprio no.

Fortunatamente comincia a massaggiare dolcemente anche le labbra, finendo per stimolarmi anche internamente. Il ciaf ciaf è estremante imbarazzante per me e spero quasi che non se ne accorga…

“Ehi cagna, sei talmente bagnata che potresti tranquillamente allagare una stanza intera”

Continua con quella stimolazione fino a portarmi a un passo dall’orgasmo per fermarsi. Come al solito.

“In ginocchio ora e apri la bocca, ho voglia di te. Solo che tu non puoi avere il tuo orgasmo, quindi mi devo accontentare di questo.”

Apro la bocca il più possibile e cerco di dargli il massimo del piacere che mi è possibile fino a portarlo al limite. Adesso è ancora nella mia bocca e posso assaporarlo con tutta me stessa. Questo è un privilegio che non capita spesso e merita un ringraziamento particolare.

“Grazie Padrone per esservi liberato nella mia bocca, ve ne sono molto grata.”

Poi mi chino e gli rendo omaggio baciandogli i piedi, completamente soddisfatta nonostante l’orgasmo mancato.

 

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